Non è peccato portare il mondo in Chiesa

Nell'ultima giornata varesina della settimana Liturgica Nazionale, Don Eros Monti ha affrontato il rapporto tra liturgia e Società

Non è stato facile scegliere tra le proposte multiple offerte in occasione dell’ultima giornata varesina della settimana liturgica nazionale. L’organizzazione infatti aveva sparpagliato per la città una serie di cinque incontri, che dall’argomento annuale della liturgia (come comunicare la speranza) idealmente volevano congiungere al prossimo grande appuntamento ecclesiastico d’ottobre, l’incontro ecclesiale nazionale di Verona, organizzato dal Consiglio Episcopale Italiano. Erano, per chi ha seguito i lavori della settimana non come una curiosità folcloristica ma come un’occasione di approfondimento di un argomento complesso, tutti molto interessanti.

Al teatro Apollonio l’argomento era “liturgia e vita affettiva” con monsignor Giuseppe Busani, alla basilica di san Vittore liturgia e fragilità” con Monsignor Antonio Donghi, alla chiesa di sant’Antonioliturgia e festa” con Rita di Pasquale, presso l’aula magna dell’università "liturgia, tradizione e comunicazione” con padre Pietro Sorci. Alla fine però, dovendo sceglierne uno per approfondire abbiamo provato ad accostarci all’argomento che sembrava più caro ai lettori di Varesenews: “liturgia e cittadinanza”, declinato da Eros Monti.
 

Don Eros Monti, laureato in economia e teologia, docente di etica nei seminari arcivescovili di Milano e di fatto insegnante a Venegono, ha perciò affrontato, nella significativa cornice del salone Estense – cioè la sala del consiglio comunale di Varese – il rapporto tra predicazione e vita sociale, uno dei nodi apparentemente irrisolti tra la vita ecclesiale e il mondo.

“C’è spesso la tendenza a non considerare attività della Chiesa tutto ciò che ha a che vedere con il mondo e la società – ha spiegato Monti – Il criterio è "si viene in chiesa solo per pregare” ma di un precetto del genere io non trovo riscontro nel Vangelo” Secondo Monti è invece “più importante non fare selezioni a priori: non si lascia fuori dalla chiesa il mondo. Al massimo si lascia fuori dalla chiesa la mondanità, che è altra cosa”

Secondo Monti, rimanere alla superficie dei concetti e procedere per luoghi comuni magari nemmeno presenti nel vangelo, distorce e vanifica l’atteggiamento dei cristiani che ascoltano: soprattutto perché a suo modo la vita ecclesiale, la chiesa interagisce fortemente con il mondo, anche se non in modo diretto. “Dal culto cristiano non si esce mai come si è entrati – ha proseguito Monti – la liturgia cambia la società non in modo diretto, ma cambiando i componenti dell’assemblea che celebra. Prendiamo per esempio un imprenditore che andasse a messa in una giornata in cui si parla di carità. Se ne sente parlare in senso astratto, uscirà da messa pensando che la carità può significare semplicemente fare l’elemosina. Se invece in quella messa è stato approfondito il concetto, il significato di carità, magari sottolineando come è espressione di carità anche dare una possibilità in più a qualcuno di lavorare, il consiglio di amministrazione a cui parteciperà poi quell’uomo avrà un aspetto diverso: il messaggio non raggiungerà la fabbrica ma l’uomo che quella fabbrica guida, illuminandolo”

Invece, certi argomenti e certi effetti non fanno parte ancora del patrimonio condiviso delle parrocchie: “Di solito nelle parrocchie non viene visto di buon occhio chi si occupa della società, preferendo rimanere fuori dalle dinamiche della cittadinanza. Oppure, al contrario, si rischia di portare nella chiesa la stessa separazione – per esempio di tipo politico – che c’è fuori. Così invece di essere luogo che supera le differenze, finisce per portarsi al suo interno la mentalità in cui si vive. Questo è un altro uso strumentale della liturgia: significa abbassare la liturgia a livello del mondo”. Soluzioni non ce n’è, se non combattere i luoghi comuni, le ripetizioni stanche e privileggiare la continua ricerca del Vangelo. così da rendere più viva, più calata nel mondo, la liturgia.

Come da programma, la chiusura della settimana Liturgica nazionale non sarà a Varese, ma a Milano: i seicento congressisti si daranno infatti l’ultimo appuntamento al Duomo, per la Celebrazione Eucaristica conclusiva delle 10, alla presenza del Cardinale Tettamanzi

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Pubblicato il 24 Agosto 2006
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