«Guardia giurata, una categoria allo sbando»

Dure prese di posizione dopo l'ennesimo episodio di violenza contro un portavalori: «Si risparmia a scapito della vita degli agenti»

 Non si placano le polemiche. L’ennesimo rapina ad un portavalori ha rinnovato l’allarme per la strutturale debolezza di certi servizi a rischio e ha riaperto la discussione sulla reale preparazione del personale utilizzato.  
Dalla sede della Vigilanza Città di Varese, la società privata che aveva in gestione il servizio svolto a Comerio, i messaggi che arrivano sono duplici: «Quel servizio prevedeva esattamente la copertura che noi abbiamo approntato. E la  guardia che ha sparato ha svolto bene il suo mestiere. Il problema è il solito: o i panettoni, o le sbarre o qualsiasi altro motivo, sono troppe le circostanze in cui dobbiamo sottostare a condizioni che ci precludono il massimo della sicurezza».
Sembra al proposito che da tempo la società avesse chiesto la disponibilità di aprire la sbarra per introdurre il furgone nella corte del municipio. Una richiesta che forse si è persa nei meandri della burocrazia o rimasta inevasa: «Scarsa sensibilità verso queste problematiche» lasciano trapelare dalla società. 
Gli oggettivi limiti di certe situazioni logistiche non sono gli unici punti deboli di un servizio e di un mestiere ormai divenuto a rischio: «Le guardie giurate sono poliziotti a tutti gli effetti, presidiano gli stessi obiettivi sensibili; ma dotazioni, tutele, preparazione, selezione psicoattitudinali lasciano molto a desiderare» è il commento di Alessandro Marmello, presidente Centro studi sicurezza. 
Una categoria che ormai appare quasi in balia non più solo della piccola criminalità: «Commandi che attaccano  anche con bazooka, o kalashnikov non sono più micro ma macrocriminalità. Le guardie uccise in dieci anni sono più di quaranta, decine i miliardi che sono andati a finanziare i criminali. Possiamo andare avanti così?» 
Severo anche il Sinalv Cisal: «Dal tragico episodio di Induno nel 1999 la situazione in generale è peggiorata. In Varese ci sono più di 23 Istituti di Vigilanza, i problemi vanno dalla mancata retribuzione mensile, all’inosservanza dei regolamenti, alla sicurezza». 
Stando alla circolare del 22 giugno 2000 emanata dal ministero dell’interno, i trasporti valori superiori al miliardo dovrebbero essere scortati da una una o due autovetture radiocollegate: oltre alle tre guardie sul furgone blindato, dunque, sarebbero previsti altri due uomini in armi e con giubbotto antiproiettile. Una circolare più recente, del 2003, invita peraltro a sensibilizzare sui presidi di difesa tecnologici: valige corazzate, blindate che sprigionano un inchiostro particolare sulle banconote rendendole inutilizzabili piuttosto che l’utilizzo di segnali satellitari. 
«Le società private vogliono risparmiare sugli investimenti a scapito dell’incolumità dei lavoratori, ma c’è anche un problema legislativo».
«La legislazione in materia è ferma al 1931» si lamenta Marmello: «Questo governo – incalza Alessandro Ceolin, segretario provinciale del Sinalv – deve rimboccarsi le mani e mettere mano una volta per tutte alla posizione giuridica delle vigilanze. Più andiamo avanti e più ci troviamo allo sbando, le parole non ci servono vogliamo i fatti , che fino ad oggi sono rimasi dei miraggi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Agosto 2004
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