In Italia ci sono tanti cervi quanti nel medioevo

Lo zoologo Tosi spiega le ragioni dell'importanza della caccia selettiva. Sulle Prealpi varesine non c'è il lupo ma presto potrebbe arrivare

«Oggi in Italia c’è lo stesso numero di ungulati che c’era nel medioevo». Chi lo avrebbe mai detto? Lo zoologo Guido Tosi sorride, perché di luoghi comuni sulla fauna ne sente dalla mattina alla sera. La polemica sulla caccia selettiva ha generato, insieme alle reazioni degli ambientalisti, anche molte sciocchezze, come quella relativa all’estinzione di alcune specie. «Dopo il medioevo – spiega Tosi – la fauna ha subito molti stress, a partire dal disboscamento della selva, territorio dove  trovava riparo e cibo. E così lo spazio per lupi, orsi, cinghiali e linci si è molto ridotto. Poi c’è stata la povertà, la gente doveva mangiare e quindi cacciava. La caccia per un certo periodo è diventata indiscriminata. Pensate solo al re che andava  a cacciare nei parchi, oggi sarebbe impensabile. È a partire dal 1970 che si introduce la caccia selettiva».

Professore
, l’aumento del numero di caprioli e cervi è dovuto alla mancanza di predatori naturali?
«Solo in parte. È vero non ci sono più i lupi e le linci. Ma la crescita è dovuta anche a una maggiore sensibilità, all’aumento delle zone protette e a una gestione oculata del territorio.
Quali sono i luoghi comuni sulla caccia selettiva?
«Allora, se dici alla gente che l’ordine è quello di abbattere piccoli e femmine, la gente inorridisce. Ma il lupo quando caccia sceglie un animale che è debole, primi fra tutti femmine e cuccioli. Al cacciatore noi insegniamo ad essere "lupino" cioè a riconoscere i soggetti da cacciare per ristabilire la piramide alimentare. Il lupo è l’esempio classico, perché attua una scelta. La lince incide meno su questo discorso perché caccia all’agguato, ovvero si apposta e chi passa passa. Mentre il lupo sceglie: la sua è una caccia selettiva in natura»
Come fa un cacciatore a capire quale animale deve abbattere? Come fa a riconoscere, ad esempio, quando un animale è malato?
«Nei nostri corsi per la caccia selettiva, diamo al cacciatore gli elementi per scegliere, e se sbaglia paga. Un cervo con un palco poco sviluppato, magro rispetto agli altri, con una muta terminata a metà, con comportamenti strani, è sicuramente malato. Il cacciatore selettivo deve essere prima di tutto un buon osservatore».
Secondo lei, i predatori naturali come il lupo ritorneranno? E ci sono indizi della sua presenza nella nostra provincia?
«Sì , il lupo ritornerà. C’è una sua progressiva espansione come testimoniano gli studi del "Gruppo lupo Lombardia". Nella vicina Svizzera , nel Canton Vallese e Canton Ticino, già ci sono e dagli Appennini sono arrivati fino alle Alpi Orobie, in provincia di Bergamo. Ci sono in Val D’Ossola e ne hanno abbattuto uno vicino a Chiavenna. Una condizione della sua presenza è la compresenza del muflone che c’è con una buona popolazione anche nell’area insubrica. Quindi ci sono buone probabilità che il lupo ritorni anche sulle Prealpi».

 

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 22 Settembre 2006
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.