“Veneri a tassametro”, l’identikit della prostituzione in provincia
Presentati a Villa Recalcati gli Atti del convegno sulla prostituzione e le vittime della tratta
Bianche, di età compresa tra i 17 e i 25 anni, tutte provenienti dall’Est: Bielorussia, Moldavia e Albania in testa. Poche le africane, inesistenti le italiane che in molti casi hanno subaffittato la loro "zona di lavoro" alle colleghe straniere. La maggior parte di loro è stata vittima della tratta e vive in condizioni di schiavitù. Questo l’identikit della prostituta presente nella provincia di Varese. A sud, da Tradate a Saronno, il meretricio viene esercitato per strada; a Nord, nel luinese e nei paesi frontalieri, le lucciole preferiscono appartamenti, night e club privati, dove il sesso a pagamento è camuffato con attività di intrattenimento. Il racket della prostituzione è gestito da bande criminali straniere, che non hanno un’organizzazione piramidale, bensì orizzontale, basata su vincoli di consanguineità. Gli albanesi la fanno da padrone, avendo scalzato con azioni sanguinose i concorrenti russi e slavi. I proventi ingenti vengono reinvestiti in droga e armi. Gli investigatori nelle loro indagini devono fare i conti con problemi pratici, come la difficoltà nel reperire periti capaci di tradurre le intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni rilasciate in dialetti incomprensibili dell’area balcanica. Aspetto di non poco conto, perché nell’attesa spesso decorrono senza esito i termini per la carcerazione preventiva. Difficile indurre le prostitute a collaborare e a denunciare i loro sfruttatori, perché i gruppi criminali attuano vendette trasversali sui parenti rimasti nei luoghi di origine. Questo quadro emerge dagli atti del convegno "Prostituzione e vittime della tratta", tenutosi a Tradate il 23 gennaio scorso, pubblicati nel volume "Veneri a tassametro" (Macchione Editore), presentato a Villa Recalcati. Il testo si divide in due parti: la prima curata da Caterina Francesca Princi, che raccoglie i risultati, rielaborati per l’occasione, di una tesi di laurea sulle case di tolleranza, prodotta dall’autrice nel 1997; la seconda, che include gli atti del convegno, con gli interventi di operatori del settore: educatori, magistrati, servizi sociali, forze dell’ordine, docenti di diritto e amministratori di enti locali. Caterina Francesca Princi |
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