Ma cosa significa “Stati Generali”?

L'espressione, sempre più abusata, ricorda direttamente un episodio della Rivoluzione Francese. Ed è carica di significati da non sottovalutare

Tranquilli: Fontana, Reguzzoni e Cattaneo non vi stanno invitando ad una partita a Risiko, e Varese non si prepara ad invadere nulla. Anche se l’espressione “Stati Generali”, che imperversa sulla cronaca locale in questi giorni in merito alla riunione sugli ospedali varesini, può dare questa impressione. Ancora una volta si tratta di un fraseggio abusato da giornalisti e istituzioni. Colpevoli di aver ceduto all’usanza, come tutti i giornali, proviamo almeno a fare un pizzico di chiarezza sul termine e che scopriamo? Scopriamo che l’espressione è decisamente più ricca di significati più o meno previsti.

Non chiamatela neologismo, non è una nuova locuzione: l’espressione nasce per la prima volta nel 1302, quando Filippo il Bello convocò i primi "stati generali" per chiedere chiedere alle forze sociali un ragionamento sulla distinzione tra potere spirituale e temporale, mettendo sotto accusa papa Bonifacio VII.

Indubbiamente, tuttavia, gli Stati Generali più conosciuti sono stati quelli del periodo della Rivoluzione francese, più precisamente nel 1789, quando furono convocati gli États généraux. Si trattava di un’assemblea che raccoglieva tutte le forze istituzionali che avevano a che fare con lo Stato: clero, nobiltà e terzo stato.

Sempre di origine feudale erano gli Stati Generali dei Paesi Bassi (Staaten General), nati ancora per discutere dei limiti al potere monarchico.

In epoca contemporanea, invece, l’espressione è stata esportata nel linguaggio non strettamente politico, conservando il suo significato di riunione aperta a tutti gli enti portatori di interessi rispetto ad una precisa tematica. Ci sono ad esempio gli stati generali sulla mafia, gli stati generali sull’immigrazione o gli stati generali sull’istruzione. L’importante è che ci siano tutti coloro che "hanno a che fare" con l’argomento.

Ad esempio nel caso degli Stati Generali sulla sanità a Varese, organizzati per mercoledì al Salone Estense, sono stati invitati tutti gli esponenti delle istituzioni legate agli ospedali di Varese. Ci saranno quindi rappresentanti del Comune, del Consiglio Comunale, della Provincia, della Regione, dell’Università, dell’Ordine dei Medici, dell’Azienda Ospedaliera di Circolo e dell’Azienda Sanitaria Locale della Provincia.

Questo fino alle 16:30. Solo dopo le 16:30, e fino alle 18:30, saranno formalmente invitati i veri e principali portatori di interesse per la sanità varesina: i “semplici” cittadini. A partire dalle 16:30, infatti, il dibattito sarà aperto al pubblico e alle realtà associative e di categoria. Come afferma anche il Sindaco Attilio Fontana «Al dibattito sono invitate tutte le forze politiche, sociali e culturali di Varese ed anche, naturalmente, tutti i cittadini, perché è convinzione di questa Amministrazione che solo da un dibattito sereno ed aperto possano giungere le soluzioni ai problemi del nostro territorio».

Probabilmente, questa volta, di rivoluzioni non ce ne saranno. Ma l’importanza dei termini scelti potrebbe rivelarsi più significativa del previsto: quelli della Francia del ‘700, di Stati Generali, ospitavano il terzo stato fin dall’apertura dei lavori, e avevano potere decisionale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Novembre 2006
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