La pipa, una storia lunga 150 anni

Da Brera a Bearzot, passando per l’amato presidente Pertini: sono diversi i personaggi attaccati all’oramai tipica produzione varesina. E a Brebbia un intero museo dedicato all’affascinante oggetto

Cosa accomuna tre personaggi tanto diversi tra loro come Gianni Brera, Enzo Bearzot e Sandro Pertini. Ben poco, verrebbe da dire, a meno che non si raffrontino ritratti in qualche fotografia. Allora ci si renderebbe conto che un elemento inscindibile di questi personaggi proviene proprio da Varese. Stiamo parlando ovviamente della pipa, compagna inseparabile di uomini famosi e non. Inizia proprio nel Varesotto Barasso, dove la famiglia Piotti, lavorando con torni a pedale, nel 1850 produce non solo parti staccate di pipe come perni in stinco di vitello stagionato, ma anche pipe finite in legno di bosso, pero, melo e ciliegio, con bocchini in corno di bue, in parte vendute sulle bancarelle del Sacro Monte di Varese. Nel 1886 Ferdinando Rossi apre nel medesimo fabbricato a Molina di Barasso la prima manifattura di pipe di radica, in seguito nascono a Gavirate la società dei Fratelli Rovera e la ditta Santambrogio. Alla fine della seconda Guerra Mondiale la pipa diviene un oggetto sempre più ricercato, trasformandosi da prodotto di alto consumo ad oggetto da collezione, dalle qualità elevate. Aumentano le richieste di oggetti realizzati a mano, come quelli prodotti dalla Brebbia, i cui segreti sono la radica di qualità extra-extra, la lunga stagionatura naturale e la cura quasi maniacale dei dettagli.

Oggi la pipa costituisce ancora una importante produzione per la nostra provincia e viene fatta rivivere anche in un museo, come quello della pipa di Brebbia, che ha poco più di vent’anni.

La pipa, primo e più antico modo di fumare il tabacco, trova nella sede museale di via Piave 21 migliaia di incredibili esemplari, a cominciare da quelli in schiuma e terracotta, raccolti a partire dagli anni cinquanta da Enea Buzzi, il fondatore del marchio Brebbia.
Il padre, Achille, imprenditore, proprio di fianco all’attuale Museo ed alla sede dell’azienda Pipe Brebbia, nel 1893 si fece costruire una centrale elettrica detta del Bosco Grosso per fornire energia alla sua tessitura e per l’illuminazione pubblica dei paesi di Brebbia, Gavirate, Malgesso ed Olginasio.
Un bellissimo esemplare di archeologia industriale, il cui cuore è una dinamo che a quasi 110 anni di distanza continua a funzionare, grazie al salto d’acqua proveniente dal torrente Bardello.

Nel Museo sono presenti studi sul design della pipa diviso per varie epoche, un’ampia raccolta di esemplari italiani, francesi ed olandesi, le prime realizzazione britanniche di pipe in radica.

Non manca un formidabile assortimento di pipe scolpite a mano libera, le più famose di produzione Brebbia come le Collection o quelle con i volti di famosi politici. Ma anche pipe a doppio fornello e valvole o quelle con pigiatabacco.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Giugno 2002
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