Tragica morte di un volontario del volo

«Era più che “un trainatore”. Era il nostro vice presidente».
Giorgio Nidoli, attuale presidente di Acao, lo storico aeroclub Adele Orsi di Calcinate del Pesce, tiene a precisarlo mentre cerca di ricostruire ai giornalisti assiepati ai bordi della pista i tragici fatti che hanno causato la morte di Francesco Tamborini, con cui nella stessa sera di sabato 17 marzo avrebbe dovuto condividere una normale seduta di consiglio all’aeroclub.
Tamborini, una impresa tipografica con clienti internazionali a Gallarate, era infatti un appassionato vero, di quelli che volano e donano anche del proprio tempo per poter coltivare e far coltivare agli altri questa passione. Impegnato attivamente nello storico aeroclub fino ad entrare nel consiglio e ricoprire la cairca di vicepresidente, pilota di aliante da tanti anni, con un velivolo a grandi ali che l’ha portato anche in mete lontane, e in possesso anche del brevetto di aviazione generale, Tamborini faceva da diverso tempo l’attività volontaria di pilota di trainatore, con un aereo Maule acquistato da lui insieme a due soci. «Una tragedia che ha colpito una persona intelligente, pratica, organizzatrice e generosissima»: questo è stato l’unico commento di un annichilito Antonino Pollio, pilota istruttore d’aliante con cui Tamborini ha fatto, tanti anni fa, il primo volo.

Per l’aereo club Adele Orsi questo è un periodo tribolato: solo due weekend fa un “atterraggio pesante” aveva fatto prendere un grande spavento a tutti, anche se con poche conseguenze per il pilota. Quella di oggi, 17 marzo 2007, è stata però una vera tragedia che si è svolta in uno dei momenti più delicati, ma difficilmente mortali, di questo sport: quello del momento in cui l’aereo trainatore e l’aliante trainato fino in quota si staccano l’uno dall’altro. Fino a quel momento i due velivoli sono tenuti insieme da una corda in cordura, un po’ come quelle degli alpinisti: perchè un aliante, che pesa più di tre quintali, quando è trainato e “sollevato” dall’aria fa forza si e no per 30 chili.

Ma qualcosa potrebbe essere successo, secondo le prime ipotesi sommarie e a caldo, proprio nel momento dello sgancio, che avviene solitamente nei pressi del Campo dei Fiori (nella foto a fianco, la vista del campo dei fiori dall’aliante, poco prima dello sgancio): «Nella fase di sgancio la corda normalmente viene “mollata” dal pilota dell’aliante tirando una specie di leva –  spiega Aldo Cernezzi, direttore della rivista Volo a Vela e socio Acao – Dalle prime ricostruzioni sembra che i problemi, tecnici o di manovra, siano sorti proprio in quel momento, e che questi possano avere causato la momentanea perdita di controllo dell’aereo». Naturalmente si tratta solo di ipotesi, nel tentativo di ricostruire le dinamiche di un incidente che ha ferito e gettato nello sconforto tutti, a Calcinate: saranno le indagini dei carabinieri ad accertare le vere dinamiche dei fatti, e definire le eventuali responsabilità.

Con la consapevolezza però che in quel caso a giocare contro la vita del pilota ha concorso anche, come succede a volte quando si tratta di incidenti di piccoli aerei, la minima distanza del velivolo dal costone del monte: il pilota ha avuto poche frazioni di secondo prima dell’impatto, troppo poche per trovare vie d’uscita.

L‘aliante e il suo pilota invece hanno potuto proseguire la loro corsa dolce dopo lo “strappo”.  Per poco, naturalmente: giusto il tempo di scoprire cosa era successo all’accompagnatore di quel silenzioso volo. E il ritorno, immediato e sconvolto, alla pista di atterraggio dell’aereoclub.