Fare impresa in nome di Dio si puo’

L'esperienza dell'opera monastica benedettina in mostra alle Ville Ponti. L'iniziativa è di tre associazioni imprenditoriali

Perchè un imprenditore sceglie di fare l’imprenditore? Per fare soldi? Forse. Per avere più potere? Forse. Per creare posti di lavoro? Forse. All’origine del fare imprenditoriale ci puo’ essere anche una ragione diversa da quelle elencate, legata alla fede religiosa, a una visione cristiana del mondo, capace di andare oltre la realtà materiale. I monasteri benedettini sono un esempio di questa concezione, dove la ragione del lavorare trova nel trascendente una risposta esaudiente, soprattutto nei momenti di crisi. Il monastero è, infatti, il luogo dove si è compiuta la rinascita della civiltà occidentale, culturale e economica, dopo le invasioni barbariche. Ci sono molte analogie tra la storia benedettina e l’attualità: i monasteri formarono in Europa una vera e propria rete, dove il metodo, lo scopo e l’innovazione rispetto al passato erano i pilastri su cui formulare un giudizio nuovo sul mondo.
(foto sopra, da sinistra: Franco Colombo, Sergio Segato e Alberto Castelli)

Il percorso della tradizione benedettina è il tema della mostra "Con le nostre mani, ma con la Tua forza" (Scuderie Ville Ponti d Varese, dal 26 marzo al 1 aprile), organizzata da tre associazioni imprenditoriali: Compagnia delle opere, Api e Associazione costruttori edili, in collaborazione con il Centro culturale Massimiliano KolbeNelle 51 tavole, divise in 6 sezioni, vengono ripercorse le opere nella tradizione monastica benedettina.
 «I monasteri benedettini – dice Sergio Segato, presidente della Compagnia delle opere Prealpi – sono un primo esempio di globalizzazione positiva. Hanno iniziato la loro opera in un momento difficile per l’umanità, subito dopo la caduta dell’impero romano. L’idea del perché si lavora per chi è cristiano vuol dire riprendere una parte della nostra storia. Questa mostra è una provocazione e al tempo stesso  un esempio da seguire».
«Questa iniziativa – aggiunge Franco Colombo, presidente di Api – ha come matrice le comuni radici della cultura del lavoro, del saper fare. Il nostro modello si basa sul costruire, non sul divorare, come invece fa il nuovo modello di impresa tigre».
Sull’importanza  delle motivazioni si è soffermato Alberto Castelli, presidente dell’Ance: «Le società che selezionano il personale ci dicono che nei livelli alti le motivazioni di scelta nel cambio di lavoro sono altre rispetto al danaro. L’esperienza dei benedettini in questo senso ci insegna moltissimo».

A compimento di questo percorso giovedì 29 marzo (inizio ore 21) alla Sala Andrea delle Ville Ponti si terrà un convegno dal titolo "Il bello , il gratuito e l’impresa". Interverranno Mauro Grimoldi, Massimo Folador, autore del libro "L’organizzazione perfetta", ispirato all’esperienza benedettina, e l’imprenditore Attilio Briccola.

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Pubblicato il 27 Marzo 2007
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