Il condizionatore dell’ospedale beve l’acqua di 2000 varesini
In commissione ambiente il caso della centrale che usa acqua della falda idrica. Varese Risorse fornisce i dati di consumo, proteste di alcuni consiglieri
Mentre Varese ha sete, l’ospedale succhia acqua potabile per dare aria condizionata al monoblocco. Il problema non è di oggi, ma in commissione ambiente ieri sono stati resi noti i dati di acqua consumati ogni giorni dalla centrale di refrigerazione: da 500 a 600 metri cubi. Tutti pescati dalla rete, cioè dall’acquedotto, e che hanno sollevato le proteste di alcuni consiglieri comunali: “Sono l’equivalente del quantitativo massimo predisposto dall’ordinanza comunale per far fronte alle esigenze idriche di circa 2000 abitanti” sostiene Flavio Ibba, consigliere dell’Udc che ha annunciato un’interrogazione. I dati sono stati confermati da Varese Risorse, la società pubblica del Comune che gestisce la centrale di refrigerazione e che proprio ieri ha reso noto di aver aggiudicato la gara per la costruzione di una nuova centrale termorefrigerante, molto più silenziosa.
“Le progettazioni future utilizzeranno le stesse tecnologie – incalza però Ibba – con un aumento di dispersione di acqua praticamente potabile nella rete fognaria”. Nel mezzo della grande sete, dunque, la centrale dell’ospedale già abbastanza discussa (il rumore all’esterno e la temperatura bassa all’interno) consuma come 2000 varesini, e questo mentre il comune ci impone un consumo giornaliero massimo di 250 litri testa.
«Sono dati che possono impressionare chi non è addetto ai lavori – risponde l’amministratore delegato di Varese Risorse Fabio Fidanza – ma in realtà per una centrale di quel tipo è una misura standard». Allo stato attuale, l’acqua utilizzabile sarebbe solo quella della rete, a meno di scavare nei distorni alla ricerca di falde dedicate. Il sistema idrico della centrale è a circuito chiuso, cioè l’acqua non viene espulsa ma utilizzata in continuo ricircolo. Perchè allora questi numeri?: «La centrale ha bisogno di acqua di reintegro – continua il dg di Varese Risorse – perché una parte di acqua evapora mentre un’altra viene spurgata. Sulla prima non si può fare nulla, per lo spurgo forse si potrebbe agire usando degli additivi per ottenere una maggiore concentrazione e quindi minore spreco. Se si può fare qualcosa, assicuro che lo faremo». E riutilizzare l’acqua per non buttare via riserve preziose? «E’ acqua tratta chimicamente – dice Fidanza – trattarla ancora per uso potabile è sconsigliato; quello industriale si potrebbe fare ma comporta dei costi e secondo me, piuttosto, varrebbe la pena spendere soldi per aumentare le risorse di acqua potabile nella rete».
Fin qui Varese Risorse, ma la questione sarà sollevata anche in consiglio comunale e il caso potrebbe rinfocolare nuove polemiche.
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