Lo storico cedro di Biumo se ne va

Il nostro lettore Nicola Tucci ci manda le foto del taglio dello storico cedro di Largo IV Novembre a Biumo e nel suo articolo che qui pubblichiamo ci racconta qualche interessante particolare.

Al Largo IV Novembre in Varese c’erano tre Cedri del Libano, proprio come in una storia di Paulo Coelho "Il sogno dei tre cedri del Libano". Da ieri sera ne son rimasti due, uno dei Cedri del Libano di Via Scola e Largo IV Novembre è stato tagliato ieri sera (con oltre 12 ore di lavoro) per motivi di sicurezza.
Il Cedro già dall’inverno precedente cominciava a perdere rami e se ne spezzavano sempre di più sotto il peso della neve e alla forza del vento. All’occhio dei meno esperti non sembrava avesse problemi di stabilità ma con i sui 40 metri avrebbe potuto, chissà a breve, fare "qualche sciocchezza"; d’altronde con l’età che avanza non si è più elastici e freschi come una volta e molti rami cadono canuti e secchi per terra più spesso.

Già dalla mattina le motoseghe risuonavano fra il rumore delle auto, era un rumore particolare, spiccava perchè solitamente è quello che si sente a chilometri e chilometri di distanza nei boschi solitari e muti di lontane foreste. Invece l’altro giorno il rumore del taglio era a pochi metri, in un incrocio cittadino.

A sera la caduta del fusto preceduto da un crepitio è stato un tonfo, sordo, inusuale in un centro urbano; come di un gigante che cade a peso morto. Nell’attimo prima del suo collasso c’è stato un silenzio irreale, è durato un istante ma si è notato. Sembrava un atavico e rispettoso silenzio da parte delle persone presenti, per onorare la fine di grande anziano.

Intanto oltre oceano, amici varesotti in vacanza a New York, ricevevano in tempo reale le immagini del Cedro che lasciava un vuoto ma dava più luce dove c’era stata, per quasi un secolo, una flebile ombra.
Sembra un déjà vu, eventi quasi da associare ad un cortometraggio di Sean Penn nel film 11’ 09” 01 September 11.
Negli undici minuti, nove secondi ed un fotogramma, Sean Penn usa sapientemente il dolore ed il mondo privato di un anziano vedovo e l’effetto che su di lui ha la caduta delle Torri.
Nella solitudine e nel buio di un misero appartamento oscurato lontanamente dalle Torri Gemelle si svolge la quotidianità dell’anziano, le calze spaiate, un vestito amorevolmente steso sul letto per avere la moglie scomparsa sempre accanto e una pianta secca, per l’assenza di luce.
La mattina dell’11 settembre un’ombra scende improvvisamente scorrendo sul muro, come un sole al tramonto, facendo entrare la luce nella stanza che fa rifiorire la pianta e risveglia l’anziano uomo rivelandogli tutta la solitudine della sua piccola immensa tragedia.
Dalle Torri agli alberi, il Cedro di Largo IV Novembre sarà presto rimpiazzato da un’altra giovane pianta.

I signori della zona davano una datazione della sua piantumazione circa dopo la prima Grande Guerra, quindi 80 anni; altre persone invece indicavano nei primi anni dell’era Fascista in cui si erano probabilmente costruite le case di via Misurina, Turati e la stazione di benzina adiacente.

Purtroppo la conta, ad occhio nudo, degli anni di un albero così vecchio si fa solo un unica volta nelle sua vita.
Infatti per avere una data più precisa e scientifica (dendrocronologia), basta sfogliare il "diario" del Cedro, ora aperto a tutti dei suoi anelli che lo compongono.

Sfogliando i suoi anelli nei primi 20 anni è un crescere che è una meraviglia (un secolo fa si stava bene, non c’era l’inquinamento), dai 40 ai 60 si comincia a non crescere di molto e lo spessore degli anelli si assottiglia sempre più, oltre i 90 gli anelli sono quasi millimetrici fino ad arrivare ad oggi.
Solitamente gli anelli più spessi corrispondono ad anni più caldi, quelli più sottili ad anni più freddi. Lo si potrebbe studiare come "centralina dell’inquinamento" degli ultimi cent’anni!