Il tunnel della ciclabile? Si fa solo in canoa
Ancora polemiche sul tratto cazzaghese: il tunnel che passa sotto la Sp 36 è impraticabile per l'acqua che invade il terreno e la "cascata" che accoglie i ciclisti all'ingresso del sottopasso
L’hanno inaugurata in pompa magna. E adesso una pompa servirebbe per svuotarla dall’acqua.
Dopo una serie di polemiche sulla pendenza della rampa l’hanno modificata in tempi record per ripresentarla successivamente a stampa e cittadini. Il tratto cazzaghese di pista ciclabile non smette però di far discutere. A parte la segnaletica poco comprensibile, che induce tanta gente proveniente da Bodio Lomnago a prendere la via del centro di Cazzago Brabbia passando dalla località “Bonze”, logica prosecuzione del tratto ciclabile, ben più comprensibile del circuito elaborato dai tecnici della Provincia di Varese e del Comune lacustre; a parte la pendenza del tratto che incanala i ciclisti nel tunnel sotterraneo che attraversa la strada provinciale 36, durissima da fare su due ruote, ma difficile anche da affrontare ”bici a mano” come recita il cartello all’ingresso del sottopasso, ricco per altro di punti bui, tali per cui chi arriva dall’alto non può vedere chi sale, creando i presupposti per incidenti fortunatamente evitati almeno per ora; steso un velo pietoso sulle polemiche sui costi e sul percorso scelto dall’amministrazione comunale a braccetto con quella provinciale, criticata dalle opposizioni ma anche da semplici cittadini, eccoci ai problemi di questi giorni.
Nel week-end, come sempre, la pista ciclabile, nel complesso bellissima e invitante per gli amanti della bicicletta, delle camminate e dei pattini a rotelle, è stata presa d’assalto da tantissima gente, turisti e non, a caccia di qualche momento di relax in movimento. In parecchi però ci hanno segnalato alcune “magagne”, guarda caso proprio nei 2.900 metri nel Comune di Cazzago Brabbia: in particolare le lamentele riguardavano la presenza di pozze d’acqua nei trenta metri di tunnel sotto la Sp 36 e le scale già irrimediabilmente macchiate di un orrendo giallo-verdognolo dovuto all’umidità. Siamo andati controllare e la situazione, complice la pioggia abbondante di questi giorni, è ben peggiore: il tunnel non si può attraversare, né in bici né a piedi, dato che l’acqua ha invaso tutta la superficie del pavimento, arrivando ad un’altezza di una spanna abbondante.
Ma non finisce qui. Passando da una parte all’altra del tunnel, attraversando la trafficata provinciale e scendendo la rampa per entrare nel sottopasso, si è accolti da una cascatella degna di un torrente d’alta montagna: la struttura appena terminata infatti ha delle evidenti falle, dei veri e propri buchi dai quali filtra l’acqua, formando a terra un lago che solo in tenuta da palombari si può pensare di guadare. Dal soffitto, altre infiltrazioni che allagano per bene tutti e trenta i metri del tunnel. Decisamente non un bel biglietto da visita per la provincia che si appresta ad ospitare i Mondiali di ciclismo e che vuole fare delle due ruote un simbolo da esportare nel mondo. Salvo interventi provvidenziali o salvataggi in corner con tanto di pompe idrovore, il prossimo week-end sarà difficile vedere ciclisti o pedoni a Cazzago Brabbia.
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