«La coerenza me l’ha insegnata mio padre. Lui era un liberale»

Intervista a Nanni Moretti

«Può sembrare presuntuoso detto da me, ma dopo quest’esperienza mi sento cambiato». 
Per chi lo ha sempre seguito come regista, autore e attore, passare delle ore con il "cittadino" e "politico" Nanni Moretti è un’autentica rivelazione. Semplice, discreto, molto diretto e al tempo stesso gentile. Quella supponenza, a tratti scontrosità, timidezza che traspare dai suoi personaggi nei film scompare d’incanto per lasciar posto a un Moretti davvero inedito. 
«Me lo dicono in tanti, soprattutto gli amici che mi conoscono da trent’anni. Devo dire una cosa che stamattina ho dimenticato e che è davvero importante. L’avventura politica è stata soprattutto un’avventura umana. Un percorso esistenziale non una somma di sigle e organizzazioni. Ho incontrato e conosciuto molte persone e questo mi ha fatto tanto piacere».
Cosa trovi in giro per l’Italia in questo periodo a parlar di politica?
«Mi sembra che da una parte, nell’elettorato del centrosinistra, ci sia una sensazione che qualcosa stia cambiando. trovo l’esigenza di una maggiore vigilanza. Le persone vogliono partecipare, hanno un vero desiderio in tal senso. Dall’altra devo però dire che, chi fa parte dei movimenti, ha degli alti e bassi. A volte sembra che il nostro agire smuova il ceto politico, altre volte è forte la sensazione che non cambi niente».
C’è chi ti accusa di voler costituire una nuova forza politica?
«Non è vero. Noi siamo forti perché siamo autonomi, abbiamo autonomia reale si di giudizio che di azione e questo i cittadini lo sentono e lo vedono nei fatti. È anche per questo che tanti partecipano pur non essendo di centrosinistra. Certo questo può dare fastidio, ma i movimenti sono cosa diversa dai partiti a cui deleghiamo la funzione politica, ma non siamo più disposti a deleghe in bianco».
Come stai vivendo questa fase della tua vita rispetto al cinema?
«Io sono un regista e tornerò a fare film. In questo periodo non ho scritto sceneggiature per tre diversi motivi. Il primo perché distratto dalla politica. Il secondo perché prima di riprendere a girare io stesso vorrei produrre un paio di lavori con esordienti italiani, e da ultimo perché dopo un film come La stanza del figlio occorre riflettere molto e non è facile capire quale film girare».
Nel mondo del cinema come è stato preso il tuo impegno politico?
«Bene. Ho ricevuto molta solidarietà. Giorni indietro mi ha telefonato Francesco Rosi. Con lui non ho mai avuto rapporti anche per via della distanza di età. Mi ha fatto un immenso piacere. Poi qualcosa sta cambiando. Pensa che io prima non firmavo neanche gli appelli politici. Forse anche perché è una forma di impegno a cui credo poco».
Lo conosci Giacomo Campiotti?
«Ci siamo incontrati quest’anno nella mia arena estiva sul cinema italiano. Ha partecipato a un dibattito con me.  Mi fa bene incontrare questi giovani registi perché mi avvicina al loro lavoro. Io sono sempre stato molto critico e un po’ lontano».
Tuo figlio quando lo vedi?
«Con Pietro ho un ottimo rapporto. Ha sei anni, fa la prima elementare e andiamo spesso al cinema insieme. Una sera mi ha sgridato: ho dovuto ammettere di non saper usare il videoregistratore per registrargli dei cartoni animati. Mi ha chiesto: "ma papà non è il tuo lavoro?" E poi mi ha spiegato come funziona».
Qualche problema con la tecnologia?
«Altroché! Io scrivo ancora a mano o con la macchina da scrivere. Non me faccio un vanto, ma è così. Certo in ufficio i miei collaboratori hanno il computer, ricevo email, ma io non riesco».
Non ti senti tagliato fuori?
«Per ora no. Certo quando mio figlio inizierà ad utilizzare internet dovrò pormi di più il problema per non sentirmi estraneo a questo suo mondo».
Il discorso sulla coerenza da dove viene fuori?
«Sulla coerenza, ma anche sul senso del dovere e della responsabilità. Il nostro è un paese dove non è mai responsabilità di nessuno. Mio padre invece mi ha insegnato che prima viene il dovere. Lui non era di sinistra come me. Era un liberale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Dicembre 2002
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