L’ultimo messaggio dell’amica: “Ciao, come stai”. Poi il silenzio

Il dolore dell'amica del cuore. La dignità di una famiglia arrivata a Viggiù dieci anni fa

C’è chi  le chiama coincidenze, chi sincronicità. È quello che è accaduto a Francesca, la migliore amica di Alessia, morta nell’incidente di domenica pomeriggio a Viggiù. Due ragazzine, un anno di differenza, tutte e due legate da un’amicizia solida, quella dell’infanzia, quella che rimane per sempre.
Domenica pomeriggio Francesca ha mandato un messaggio all’amica: «ciao, come stai». Dall’altra parte il silenzio. La tragedia era appena avvenuta, Alessia era lì, morta, sul ciglio della strada. Quel pomeriggio lei era al cinema e sapeva quanto l’amica attendesse la festa di sant’Antonio. Per questo le aveva mandato l’sms.

Francesca racconta come se volesse fermare il tempo e il dolore. Sembra forte, ma cerca in continuazione con gli occhi la madre e la zia.  «Oggi doveva iniziare la nuova scuola, da geometri era passata all’istituto Einaudi. E poi giocava a pallavolo, faceva l’alzatrice».

Nel momento della tragedia in viale Varese c’era un altro amico di Alessia, Luca. Una telefonata convulsa ai genitori: «Papà, è successo qualcosa di grave ad Alessia». La difficile comunicazione ai genitori della ragazza e poi la corsa disperata verso il luogo dell’incidente. Alessia è ancora lì, coperta da un telo.

La famiglia Apollonia è originaria di Benevento. Da circa dieci anni si erano trasferiti a Viggiù. La madre fisioterapista, il padre operaio meccanico, un fratellino più piccolo. Una famiglia come tante, arrivate al nord in cerca di un futuro migliore. Il viavai fuori dalla loro casa al civico 31 di via Di Vittorio è discreto. Amici e parenti salgono le ripide scale che portano al primo piano. La madre  risponde ai giornalisti con pacatezza: «Capisco è il vostro lavoro. Ma non me la sento di parlare».
Una dignità e una forza che meritano rispetto, ammirazione e solidarietà.

Don Redento, parroco della frazione Baraggia, è stato tra i primi ad arrivare sul posto: «Ho dato la benedizione alla ragazza. Cosa vuole che le dica, doveva essere una festa» .
E nella testa rimane una domanda senza risposta: «Signore, perché muoiono i bambini?»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Gennaio 2008
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