Reguzzoni candidato, malumori nel centrodestra

"Rappresenterò Varese". Ma nella maggioranza provinciale spunta la posizione critica di Alleanza nazionale

Abito scuro, fazzoletto verde nel taschino, circondato dai fedelissimi della Provincia, gli assessori leghisti, i capigruppo, alcuni anche di Forza Italia. E’ il Marco Reguzzoni day, il politico più votato della provincia si candida alla camera. Eletto lo scorso maggio per la seconda volta al ruolo di presidente, con 243mila preferenze, può contare su un bottino pesante con cui cominciare la seconda parte della carriera di politica, destinata a portarlo a Roma: domani deputato, dopodomani chissà, sottosegretario, forse ministro?  
Segretario provinciale della Lega Nord dal 1993 al 1998, presidente del consiglio provinciale, poi presidente della Provincia, dal 2002. «Ho lavorato per anni in questo territorio, ho fatto il mio tempo» ha commentato Reguzzoni, respingendo però le critiche di chi lo accusa di abbandonare Varese per seguire le sue ambizioni personali. «Non sarò un peones, penso di aver una storia dietro che mi consentirà di contare, a servizio del territorio. La mia priorità è Malpensa, la difesa di un sistema che viene affossato da una decisione centralista, direi anche imperialista per usare un linguaggio vicina a certa sinistra, che ha portato su Fiumicino tutte le tratte».
La mossa di Reguzzoni è stata da politico consumato. Se ne parlava, certo, ma la decisione di Bossi è stata fulminea, il golden boy leghista ha anticipato tutti e soprattutto ha annunciato le dimissioni senza  portare la sua decisione in tavoli di trattativa per le candidature: ha avuto da Bossi la “wild card”, quella che si concede ai fuoriclasse per partecipare ai grandi tornei sportivi, senza passare dalla selezioni in concorrenza con altri candidati, sfruttando il fatto che come presidente della Provincia, per legge, bisognava prendere una decisione entro mercoledì . Una scelta che susciterà invidie anche all’interno della Lega Nord e che provoca delle critiche persino nel centrodestra locale con la posizione dell’onorevole Airaghi («ha rimesso il mandato dopo meno di un anno») a cui Reguzzoni potrebbe sottrarre voti.
Reguzzoni ha annunciato di non voler vivere a tempi pieno di politica, continuerà ad abitare a Busto Arsizio, dove vive con la moglie e la figlia, continuerà a fare l’imprenditore, attività che aveva pensato di privilegiare la scorsa primavera quando tentò di rifiutare la candidatura al secondo mandato. Ma sarà comunque protagonista, lui ne è convinto, avrà un mandato parlamentare datogli da un territorio e da quello vuole ripartire per entrare in un livello decisionale di alto livello. «Ringrazio tuti i parlamentari della Casa delle libertà – sottolinea – e in particolare Bossi e Maroni».
A chi lo accusa di aver creato problemi ai cittadini con le sue dimissioni dopo solo 9 mesi di amministrazione provinciale, risponde che la posizione della Lega è quella di accorpare tutte le elezioni, nazionali e amministrative, il 13 e 14 aprile e dunque se questa scelta sarà poi rispecchiata anche dal presidente della repubblica, Varese non spenderà un euro in più, tranne il costo delle schede. Al Pd che lo ha accusato di non avere rispetto delle istituzioni, Reguzzoni risponde che «il primo a doversi dimettere per potersi candidare è stato Walter Veltroni». Dice di essere famoso per avere un brutto carattere, ma la sfida gli piace e ha invitato tutti i giornalisti a leggere l’unico editoriale critico che ha letto sulla sua candidatura, quello scritto dal direttore di Varesenews Marco Giovannelli, che ha personalmente ringraziato «perché è giusto che ci siano sempre anche le critiche e non solo i consensi».

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Pubblicato il 12 Febbraio 2008
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