Un bolide ha illuminato la notte del Varesotto

Le segnalazioni da tutta la provincia. Il professor Furia conferma e ricorda quando studiò la caduta di un corpo simile sul monte Monarco

Un lampo inusuale, lungo parecchi secondi, ha illuminato il cielo sopra Varese e la sua provincia. È accaduto poco prima della mezzanotte tra sabato e domenica, e non ha mancato di suscitare qualche preoccupazione tra chi ha assistito al particolare evento. Diverse le segalazioni giunte alla nostra redazione da lughi lontani tra loro: Stefano si trovava tra Ispra e Brebbia, Daniele a Luino, Matteo in centro a Varese. Tutti hanno descritto una luce forte, improvvisa, azzurra o dorata, sicuramente di grande effetto.

A spiegare cos’è accaduto ci pensa ora il professor Salvatore Furia, ideatore e presidente della Società Astronomica Schiapparelli di Varese.
«Ascoltando le testimonianze si è trattato di un bolide – sostiene Furia – che andava nella direzione tra le Alpi Occidentali verso la Svizzera, a Nord del Campo dei Fiori. Si tratta di un corpo celeste più grosso rispetto agli asteroidi che viaggia a quote inferiori e quindi subisce una maggior frenata da parte dell’atmosfera. I "bolidi lenti" causano fenomeni di incandescenza che assumono colorarzioni differenti a seconda della velocità, dal blu-azzurro al rossastro. Poi, Man mano che il bolide si abbassa la sua scia si allunga». Tra le altre caratteristiche il professor Furia cita la «grande luminosità, la silenziosità nel passaggio che però può terminare con un esplosione. Talvolta capita che questi corpi si frammentino e una parte riesca anche a raggiungere il suolo: in questo caso possono creare problemi e dar vita a crateri».

Le parole di Furia confermano dunque l’evento che si è visto sui cieli dell’intero Varesotto e che segue di pochi giorni fenomeni simili segnalati dai cittadini, come è accaduto a Ghirla alcune sere fa. Il professore invita a tenere in considerazione tutte queste cose e ricorda a quanto è accaduto in passato raccontando due episodi. «Circa trent’anni fa fui lavorai sulla caduta di un bolide nel Lecchese. Un corpo piuttosto grosso fu visto cadere al suolo: ci volle una settimana per individuare dov’era atterrato: trovammo un bosco di ontani morti con la corteccia scoppiata. La temperatura si alzò di colpo di tantissimi gradi, così gli alberi non bruciarono ma i liquidi al loro interno evaporarono istantaneamente, facendo esplodere le cortecce».
Un altro episodio che segnò la carriera dello scienziato varesino risale al 26 agosto del ’61. «Sul Monte Monarco, tra Induno e Arcisate, alcuni operai videro cadere un bolide in pieno giorno. Non si trovò nulla durante le prime ricerche, poi io e il geologo Rossi individuammo due buche distanti tre metri l’una dall’altra. Mi toccò scavare per quindici giorni in punta di coltello ma alla fine, a 2,70 metri di profondità, trovai la tectite, silice fusa e vetrificata nell’impatto. Dopo le analisi si scoprì che quel bolide era un "olosiderite", ovvero un corpo composto da ferro stellare. Tutta Italia ne parlò ma intanto io finii in ospedale: dopo quindici giorni e quindici notti a scavare in quel modo mi venne una paresi all’avambraccio».

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Pubblicato il 02 Marzo 2008
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