“Cambiate il progetto”. Ecco la lettera sulla caserma Garibaldi

Cosa dice il testo della comunicazione inviata dal direttore regionale dei beni culturali Caterina Bon Valsassina al sindaco Attilio Fontana. E' un sì al teatro, ma molto condizionato a una integrazione nello studio di fattibilità

E’ un via libera condizionato, quello che la Direzione regionale dei beni culturali ha inviato, il 21 marzo, al sindaco Attilio Fontana, sulla Caserma Garibaldi. In sostanza, la numero uno della struttura Caterina Bon Valsassina ha scritto al sindaco che il teatro si può fare; ma l’attuale progetto, così com’è, non va bene.

Varesenews ha potuto consultare il testo integrale della lettera
, che effettivamente è un po’ complicato. La premessa dice che la caserma non riveste un importante interesse artistico bensì solo un “interesse semplice”. Ma entriamo nel dettaglio. Punto primo, il direttore generale Caterina Bon Valsassina scrive che «il principio da adottarsi nel merito deve essere ricercato nella riqualificazione del comparto urbano, nella conservazione non disgiunta dal recupero funzionale e dal restauro del manufatto».

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Che significa? La caserma non va distrutta, ma va recuperata. Come? Con un teatro? Il direttore regionale è d’accordo, anzi dà già per scontato l’obiettivo, ma osserva che il comune ha scelto una soluzione che l’esperta giudica insufficiente: «…lo studio di fattibilità già in essere prefigura un’unica proposta…Lo studio, invece, dovrà essere approfondito per offrire l’opportunità di valutazioni tecniche e di costo alternative, che consentano di vagliare l’efficacia ai fini della tutela (e anche ai fini della spesa) delle possibili differenti soluzioni». Tradotto, il progetto del comune va integrato con altre soluzioni. Già, ma quali? La direzione regionale per i Beni culturali non dice al comune che cosa debba fare, ma suggerisce, a conti fatti, di che cosa debba certamente tenere conto. L’edificio non è bello, ma è significativo come «testimonianza di vita civile». E qui viene il sodo: «L’immagine urbana dell’immobile storico potrà infatti offrire una nuova più decorosa presenza anche mediante ripristini (come ad esempio una riproposizione del portico, a suo tempo occluso dalla stessa amministrazione militare), o da garbati inserimenti del “nuovo dell’antico” ove necessari a garantire funzionalità e la complessiva sopravvivenza del manufatto, altrimenti destinato a perire per mancato uso».
La dottoressa Bon Valsassina afferma che il comune dovrà comunque chiedere ai Beni Culturali un parere anche sul restauro, e che dovrà indicare con chiarezza i corpi volumetrici al fine di capire che cosa si vorrà mantenere e cosa eliminare. Infine, viene richiesto un disciplinare dettagliato per capire la conformità delle attività costruttive, le quali dovranno comunque essere soggette alla definitiva approvazione del progetto di recupero, in vista della gara di appalto. 

IL SOPRALLUOGO DELLA BON VALSASSINA

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Marzo 2014
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