Camusso: “Non possiamo distrarci davanti al fascismo”
Il segretario della Cgil alla Festa della Resistenza parla del testimone «lasciato da chi ha liberato il Paese» e della necessità di interrogarsi sempre «sulle strade del cambiamento»
«La Liberazione non è avvenuta una volta e per sempre. I fenomeni di fascismo, razzismo o antisemitismo sono segni che dimostrano che non è stata ancora imparata la lezione sul rispetto degli altri: su questo non ci si può distrarre». Alla Festa della Resistenza, organizzata dall’Anpi provinciale, Susanna Camusso parla di lavoro ma soprattutto della lotta per la difesa delle libertà. «La libertà dai giochi del potere», quella «garantita dalla Costituzione» e quella di decidere «per il cambiamento». «La condizione di un paese – ha affermato – cambia quando tutti prendono consapevolezza della necessità di un miglioramento. Oggi questo non accade a causa di due grandi mali della società: l’individualismo, che è sempre più diffuso, e il populismo, che alimenta l’individualismo creando un circolo vizioso». L’intervento del segretario nazionale della Cgil ha toccato più livelli: la politica nazionale e le scelte del Governo Letta «dal quale ci aspettiamo di più», l’Europa «che ha cominciato ad arretrare quando ha smesso di ambire ad un’unione politica» e la situazione internazionale con «nuovi venti che non sappiamo più interpretare. Se è vero che non possiamo stare zitti di fronte all’uso delle armi chimiche sulla popolazione dobbiamo anche chiederci se l’unica risposta a questo può essere la guerra. Il mondo – ha ripetuto in riferimento è alla situazione Siriana – è incapace di reagire se non con i vecchi schemi della guerra».
Accanto a Susanna Camusso il giornalista varesino Michele Sasso e l’attore e scrittore «senegaliano» (così si definisce lui stesso) Mohamad Ba. «C’è una parte del paese che ha voglia di cambiamento – ha proseguito il segretario -. Ed è la parte che si è schierata a fianco del ministro Kyenge. La sua presenza, la presenza di una donna come lei, ci ricorda ogni giorno che l’Italia ha tante difficoltà ma anche tante opportunità che ha voluto e saputo cogliere. Non dobbiamo dimenticare mai il testimone che ci ha consegnato chi ha liberato il paese. Dobbiamo sempre interrogarci sulla strada per cambiare. Anche il sindacato sta cambiando: la Cgil ha ricominciato a fare il sindacato di strada, a cercare i lavoratori ad essere presente dove i diritti non si rispettano e dove si ragiona ancora secondo le regole del caporalato».
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