Caso Uva, spunta l’ipotesi delle percosse in ospedale

Si è conclusa l'udienza davanti al gup. Il pubblico ministero ha esteso l'accusa anche ai fatti avvenuti in ospedale dopo aver chiesto l'acquisizione degli interrogatori dei sanitari presenti in quel momento

L’udienza preliminare del processo per la morte di Giuseppe Uva è stata aggiornata. Per 7 posizioni è stato tutto rinviato alla prossima udienza del 9 giugno mentre un carabiniere, per bocca dell’avvocato difensore Fabio Schembri, ha chiesto e ottenuto il rito immediato e salterà la prossima udienza preliminare. Durante l’udienza di questa mattina (lunedì), il procuratore Felice Isnardi ha deciso l’integrazione del capo d’imputazione estendendo l’accusa non solo per i fatti in caserma ma anche per quanto avvenne in ospedale la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008. Giovedì e venerdì, infatti, sono stati depositati nuovi atti d’indagine con gli interrogatori di tutti i sanitari presenti in quel momento, compresa Assunta Russo, un’operatrice socio-sanitaria dell’ospedale di Varese. E’ la donna che aveva testimoniato a "Chi l’ha visto?" di aver sentito da due esponenti delle forze dell’ordine, non meglio identificati, proferire la seguente frase: «Adesso gli diamo una menata di botte» nei confronti di Uva. La donna ha confermato la versione alla Procura. In tv aveva raccontato di aver visto, quella mattina in ospedale, Uva circondato da 5 o 6 persone, mentre urlava "bastardi" e li accusava di percosse. Poi, avrebbe notato due agenti portarlo in bagno, e poco dopo uscire, con un segno sul naso, anche se ha riferito di non ricordare se avesse o meno l’echimosi in precedenza.
A quanto si apprende, il pm Felice Isnardi (procuratore facente funzione) ha interrogato, nei giorni scorsi, non solo la Russo, ma anche tutti i medici e infermieri presenti quella notte durante il tso. In particolare sono stati ascoltati, il medico Obert (il secondo dottore a intervenire dopo Augustine Noubissiè), Andrea Zanella (l’infermiere che si trovava al triage) e altri.  Tutti sembra abbiano confermato le precedenti dichiarazioni che escludevano le violenze in ospedale.

Cionondimeno, la testimonianza della Russo è stata ritenuta importante e da approfondire, e per questo la procura ha aggiornato il capo d’accusa, dando credito all’ipotesi che la donna sia la teste decisiva che finora era mancata all’appello. Già, ma perchè non si era fatta avanti prima? In realtà, la donna aveva detto di sapere qualcosa già tempo addietro. Si era rivolta a due avvocati della famiglia Uva ma allora non era stata così chiara ed esplicita e pare che non volesse esporsi. 
«Finalmente in quest’aula ho visto un processo vero, ho respirato aria di verità», ha detto Lucia Uva, sorella di Giuseppe.
Durante l’udienza hanno chiesto di costituirsi parte civile la madre e il fratello di Uva, le tre sorelle, alcuni nipoti, e anche l’associazione  "A buon diritto" di Luigi Manconi. 

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Pubblicato il 19 Maggio 2014
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