Chiude l’azienda, che faccio? 5 storie rivoluzionarie

Il clarinettista che va a Malpensa, il magazziniere che fa il formaggio, il venditore d'auto diventato stilista delle cinture, i manager che hanno comprato la ditta dagli americani, il libraio che chiude e riapre online

Prima facevo un lavoro, ora ne faccio un altro. Cambia la vita, cambiano le cose. Ma soprattutto: Chi oggi perde un posto, non sempre lo ritrova uguale. Oppure fa il mutuo e si compra la fabbrica dalla multinazionale. Succede. Vi siete mai chiesti: ma che cosa fanno adesso, quelli che il lavoro l’hanno perso? Siamo al sesto anno della crisi, forse è utile un ripassino. Partiamo da piccolo miracolo. 

ERANO MANAGER, SONO DIVENTATI I PROPRIETARI

Leggete questa storia. Un esempio eccezionale è quello della LEM di Galliate Lombardo, che produce occhiali in materie plastiche per lo sport, sci o ciclismo in particolare. La ditta nacque dalla Polinelli di Daverio. Nel 2006 venne acquisita dalla Spyoptic (Usa). Due anni fa gli americani decisero di spostare tutto in Cina e diedero un anno di tempo ai capi della produzione per liquidare lo stabilimento varesino. Ma due manager, Stefano Lodigiani e Claudio Marcassa (foto), decisero di non smantellare, e oggi sono i proprietari. Avrebbero potuto cercare altre aziende e probabilmente non avrebbero avuto problemi a farlo, ma volevano continuare a fare quel lavoro, in quel posto. Per andare avanti hanno chiesto un mutuo a una banca, iniziando un tour tra i fornitori americani ed europei, chiedendo loro di rinnovargli la fiducia. Ce l’hanno fatta. Sono riusciti a ottimizzare la produzione, con molta intelligenza. Hanno portato le consegne ai clienti a 58 giorni, grazie a un accordo con i loro fornitori di materie prime.E sono diventati molto competitivi.  Oggi si ritrovano un’azienda sana, con un personale varesino e motivatissimo. Lo staff è sceso a 80 dipendenti, ma non hanno lasciato a casa gli operai. Anzi, hanno puntato tutto sulla produzione. Il fatturato è risalito a 6 milioni e 700mila euro nel 2013 e hanno reinvestito 500mila euro in azienda. I due titolari sono gli unici lavoratori della Lem che hanno ancora lo stipendio decurtato del 10%. 

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Lem, l’azienda ricomprata da 2 manager di Varese 4 di 7

 

DA VENDITORE DI AUTO A STILISTA
Qualche giorno fa la Cgil ha fornito una stima dei lavoratori che sarebbero rimasti alle dipendenze della ditta di moto Husqvarna. Pochi. Il 70% degli operai, secondo il sindacato, ha mollato il colpo. Una cosa del genere è accaduta anche a Giorgio Volonteri, 35 anni, nato e cresciuto a Cazzago Brabbia: vendeva auto, ma la sua concessionaria di Varese ha chiuso bottega. Aveva una passione per i lavori manuali. Oggi nella taverna della casa di famiglia con ago, filo e tanta pazienza cuce cinture utilizzando i copertoni (nella foto, il prodotto).  «I miei clienti sono appassionati di ciclismo, curiosi e “alternativi” che apprezzano i miei lavori. Sono prodotti resistenti e particolari. Il prezzo? Si parte da 30 euro, ma dipende dal lavoro che ci metto per finirli»

 

DA CLARINETTISTA A SPEDIZIONIERE DI MALPENSA
Qualche giorno fa, il Corriere della sera ha pubblicato un bell’articolo sulla Orchestra sinfonica del Friuli, chiusa dalla Regione perché costava troppo. I musicisti sono finiti un po’ dappertutto. Qualcuno ora suona in Slovenia, altri a Parigi. Uno fa il muratore. Il primo clarinetto era un varesotto, Davide Argentiero, che al giornale ha dichiarato: «Io me sono tornato a casa, a Varese. Per ora faccio il disoccupato ma sto pensando di rimettermi in gioco in un altro settore, anche se ho dedicato la vita al clarinetto, che amo. Ho una laurea in ingegneria dei trasporti, cercherò di sfruttarla. Magari a Malpensa, che è a quattro chilometri da qui» (lo abbiamo contattato, ma per ora preferisce stare tranquillo).

DA MAGAZZINIERE A CONTADINO IN SVIZZERA
Ecco un caso di fuga dalla cassa integrazione, che riguarda chi abita a ridosso della Svizzera. A Lurate Caccivio, Andrea Rossi, 40 anni. Fino a due anni fa era magazziniere in una ditta che costruisce barche, una delle piccole specialità della provincia comasca. La crisi perdura, l’azienda va di cassa integrazione. Dopo un anno a casa, non ne può più e inizia un corso per imparare a fare il formaggio vicino a Bellinzona, in una scuola agricola. Ora sta terminando il percorso formativo di casaro d’alpe, ha già vissuto una stagione estiva in alpeggio. «Pensavo di essere l’unico – mi racconta – e invece siamo in tanti, anche della mia età, persino stranieri. L’avevo presa come un modo per passare la stagione estiva, ma negli alpeggi svizzeri comunque si possono guadagnare degli stipendi dignitosi, anche se è un po’ faticoso alzarsi presto». Gli si è aperto un mondo: le offerte di lavoro si trovano spulciando un giornale che si chiama “L’agricoltore ticinese”. Oggi produce formaggi come questi (GALLERY FORMAGGI SVIZZERI). Provare per credere.

DA LIBRAIO, A LIBRAIO ONLINE
E che dire della storia della Libreria Croci di Varese? Ha chiuso nel 2012 ma ora è divenuta una piccola amazon e spedisce tutto online. Il titolare Ferdinando Giaquinto ha raccontato così a Varesenews come andavano le cose: «Un anno fa abbiamo chiuso lo storico locale di via Como. Ormai in tre faticavamo a pagarci lo stipendio. Ora, a vario titolo, con la vendita online dei libri, cresciamo e diventeremo in cinque a camparci». Il capannone di Cantello dove oggi ha sede la LiberCroci era una delle tante strutture vuote a seguito della crisi economica di questi anni. Si producevano comignoli in rame, e ai fianchi degli scaffali ora pieni di libri, restano ancora segni di quella attività. Nel nuovo magazzino sono catalogati oltre 60mila volumi per circa 37mila titoli diversi. E si sono inseriti in un settore di nicchia con i libri storici e politici.

Quando chiuse, articolo
Quando riaprì, la "piccola amazon" di Cantello

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Marzo 2014
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