Claudio Salini: “Questa ferrovia è il fallimento del buonsenso”

Perchè Rfi ha cacciato la Ics dal cantiere? Dopo le ragioni delle ferrovie italiane, ecco una lunga replica dell'amministratore delegato della ditta esautorata

La notizia dello stop ai lavori di costruzione della ferrovia Arcisate Stabio e l’avvio di una nuova gara d’appalto, crea grande preoccupazione tra i comuni del Varesotto. Ieri Rfi ha spiegato perchè abbia deciso di "licenziare" la ditta che ha realizzato finora solo 45% dei lavori. Oggi arriva la replica di Claudio Salini (NELLA FOTO), amministratore delegato di Ics, che accusa a sua volta Rfi di aver voluto cacciare l’azienda per evitare di ammettere anche le proprie responsabilità. Chi ha ragione? I titoli in maiuscolo li abbiamo aggiunti noi, per facilitare la lettura.

Leggi il comunicato

L’impresa NON ci sta ad essere additata come responsabile dello stop dell’Arcistate Stabio

Il comunicato stampa di RFI che pone in capo all’impresa ICS spa del Gruppo dell’ing. Claudio Salini la responsabilità dello stop ai lavori del tratto italiano dell’Arcisate Stabio proprio non va giù all’Ing. Claudio Salini, a capo del gruppo di costruzione omonimo che oggi inaugura la tratta in Svizzera, nel rispetto dei tempi contrattuali. L’ing. Salini precisa che in Svizzera l’impresa ICS spa ha lavorato a fianco della stazione appaltante nel risolvere i problemi inerenti il tratto elvetico ed anche in tale tratta ci sono stati aumenti di spesa e problematiche inerenti lo smaltimento delle terre in esubero, ma ciò non ha portato al fermo dei lavori, e l’incremento globale dei lavori, nell’ordine del 20% dell’importo originario dell’appalto, non ha certo creato alcun problema all’esecuzione dei lavori stessi.

MAGGIORI COSTI, SI SAPEVA
Che la tratta italiana avrebbe subito dei sostanziali incrementi di spesa lo si sapeva sin dal lontano 2013,
firma del primo Accordo con RFI e Regione, e ciò era stato comunicato ai vertici di RFI e Regione Lombardia anche nella sottoscrizione dell’Accordo del 19 febbraio 2014 tra l’Impresa, RFi e Regione Lombardia. In tale occasione l’impresa aveva espresso la necessità di reperire almeno altri 30 milioni, cifra da definire meglio solo a valle delle prescrizioni imposte dopo l’approvazione del CIPE, che comunque si attestava intorno al 15% del valore attuale del Contratto e dell’originario importo posto a base di gara nel 2008.

L’ing Salini ribadisce che di tale richiesta economica erano a totale conoscenza i vertici di tutte le Parti coinvolte e che ci si auspicava che nelle more delle autorizzazioni amministrative del CIPE RFI si facesse parte diligente nel reperimento delle somme necessarie per terminare l’appalto! L’impresa, sin dall’Agosto del 2011, ha ripetutamente sottoposto ad RFI delle soluzioni tecniche ed economiche atte a terminare i lavori negli originari tempi contrattuali, che prevedevano l’ultimazione delle opere ed attivazione a fine 2013, ma le stesse sono state tutte archiviate senza possibilità di un dialogo costruttivo, che probabilmente ad oggi avrebbe permesso di inaugurare la tratta italiana assieme a quella svizzera con sostanziale risparmio di tempi e soldi.

IL CONTRATTO
L’ing Salini evidenzia che appare assai strano che oggi la Stazione Appaltante "cada dal Pero" ritenendosi sorpresa della richiesta fatta dall’Impresa
per ultimare le opere quando lo stesso Accordo del 19 febbraio 2014 esprima chiaramente che: qualora l’autorizzazione del CIPE avvenga entro il 30 settembre l’impresa si obbliga ad eseguire i lavori per finire, salvo il diritto di richiedere i maggiori oneri per la realizzazione, mentre nel caso in cui l’autorizzazione avvenga dopo tale data le Parti si ritroveranno per concordare i maggiori costi di esecuzione dell’Appalto.

La Stazione appaltante ha voluto giocare la propria partita scommettendo sull’Approvazione del CIPE entro il 30 settembre senza volersi curare degli impatti derivanti dalla mancata approvazione entro tale data, e ciò malgrado sin dal mese di settembre l’Impresa abbia sempre dato, anche nei Tavoli di Monitoraggio, la disponibilità ad iniziare ad analizzare il dettaglio dei maggiori costi da sostenere per completare i lavori. A questo punto il giorno 1 ottobre l’Impresa si è trovata costretta a rappresentare che non era intenzionata a proseguire i lavori ai Prezzi Contrattuali e successivamente ha formalizzato la richiesta di compenso dei maggiori oneri, il tutto in linea con le pattuizioni di cui all’art.8 sottoscritto tra le Parti a febbraio 2014.

Ora potrebbe anche essere che la richiesta formulata dal Gruppo dell’Ing. Claudio Salini di 52 milioni per ultimare il 65% delle opere dell’Arcisate Stabbio, lavori appaltati nel 2008 peraltro con il prezziario RFI del 2003 – che saranno eseguiti dal 2015 al 2017, cioè ben oltre i tempi originariamente e contrattualmente previsti del 2011-2013 – sia da considerarsi eccessiva, ma dall’altro lato la proposta di RFI di corrispondere a fronte di tale proposta 1 milione appare evidentemente irrisoria ed evidenzia la palese volontà della Stazione Appaltante di voler interrompere il rapporto contrattuale per motivazioni che lasciamo ai lettori intendere.

CI HANNO COSTRETTO AD ANDARCENE
La copiosa documentazione a supporto della richiesta formulata dall’impresa NON è stata minimamente analizzata dai tecnici di RFI/ITALFERR
che si sono solamente espressi con un totale diniego di qualsiasi soluzione formulata dall’impresa nella ricerca di un qualsivoglia cavillo giuridico che non permettesse all’impresa di proseguire i lavori a qualsiasi costo. L’impresa si è quindi dovuta piegare alla richiesta di una risoluzione consensuale fermo restano la propria perplessità nei tempi e dei costi di riappalto ed ultimazione dei lavori! Anche questa volta ha vinto la politica del NON fare o quella di eradicare alla radice il problema con la più facile soluzione della rescissione piuttosto che quella del fare e di trovare le soluzioni, anche economiche, per NON fermare una importante opera pubblica che oggi lascia una ferita aperta in un territorio che per anni ha dovuto subire tale braccio di ferro nel quale oggi tutti abbiamo perso.

IL RISCHIO CHE RIMANGA INCOMPIUTA
Ma purtroppo gli unici che mettono fidejussioni a fronte dei loro impegni sono gli imprenditori e le loro imprese, oggi nessun manager pubblico mette una fidejussione a fronte della garanzia di poter rispettare i tempi ed i costi di esecuzione dell’Arcisate Stabio, tempi che l’impresa ha proposto e che nessuno si è minimamente interessato di valutare, neanche la politica che poi tanto vicina ai cittadini non pare essere! Mi auspico che la Arcisate Stabio non sia un’altra delle incompiute e delle tante opere ferroviarie che in Italia, vedi la Stazione ferroviaria di Afragola, la tratta ferroviaria della Roma – Guidonia, la Orte Fabriano oppure il passante di Firenze, che oggi a distanza di 10 anni dalla data di appalto risultano ancora ferme. Ma li si tratta di situazioni legate anche a fallimenti e concordati delle imprese esecutrici, qui si tratta del fallimento del dialogo e del buonsenso. Si parla del "decreto del fare" e delle nuove opere da realizzare nei prossimi anni, ma mi pare assurdo che con tanti cantieri aperti e fermi in Italia non si dedichi tempo e risorse per ultimarli, mandando a casa migliaia di operai e facendo saltare centinaia di imprese che crebbero lavoro e non disoccupazione! Viva l’Italia!

Claudio Salini

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Novembre 2014
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