Dopo la diffida “Le Pine” non si arrendono

I gestori del locale, fratello e sorella, annunciano il ricorso al loro legale per tutelare i propri diritti e accusano: "Il nostro vicino vuol farci chiudere e ci perseguita, il Comune non ci tutela"

Da punto di ritrovo più frequentato del paese a pietra dello scandalo che rischia di far cadere la giunta. Le ultime settimane de “Le Pine”, locale di Bodio Lomnago, sono state a dir poco movimentate. Prima l’esposto in Procura del vicino col quale da anni ormai si trascinano rapporti a dir poco burrascosifatti di telefonate ai carabinieri, proteste in Comune, ordinanze per limitare gli orari e gli spazi di esercizio; poi ad aggravare la situazione anche la diffida del Comune, firmata dal sindaco in persona, che impone entro 60 giorni di predisporre un progetto per delle barriere fonoassorbenti che limitano i rumori provenienti dal locale, pena la chiusura alle 22 di tutte le attività, interna ed esterna; infine, anche gli agenti della polizia locale che sondano il vicinato alla ricerca di non si sa bene quali conferme rispetto alle lamentele del suddetto vicino. “Le Pine” non sono altri che Eleonora e Nicolò Bossi, sorella e fratello, che gestiscono il locale. È Eleonora, fondatrice del locale con Patrizia, che ha lasciato da poco la gestione, a spiegare come stanno le cose dal loro punto di vista: «C’è un vicino che ci vuole far chiudere – racconta -. Ci perseguita da anni, adesso ci siamo stancati e lo denunceremo per questo. Non ne possiamo più, siamo arrabbiati con lui e con il Comune che invece di stare dalla nostra parte, ci penalizza senza motivi. Nel 2011 dopo le denunce e numerosi controlli, ci hanno imposto con un’ordinanza di non somministrare cibi e bevande all’esterno dopo le 22. Da allora abbiamo rispettato quell’imposizione, anche se è cambiato il livello di soglia dei decibel da 40 a 50, per non avere e creare problemi ulteriori. Il nostro amato vicino, l’unico che si è sempre lamentato, ha chiamato 5/6 volte i carabinieri che sono venuti e non hanno riscontrato in questi anni violazioni di nessun tipo, nè del rumore nè di altro genere. Ora c’è quest’altra tegola della diffida: la impugneremo perchè non ci stiamo a farci segare le gambe senza motivo. Farci chiudere alle 22 non ha senso: c’è un’ordinanza e la rispettiamo, le barriere fonoassorbenti non servono a nulla. Il Comune avrebbe dovuto limitarsi a controllare dopo la presentazione dell’esposto, così come la Procura: non temiamo indagini o ulteriori verifiche. Invece non l’ha fatto, se non in maniera discutibile mandando gli agenti della polizia locale con un “questionario” casa per casa da chi abita qui nella zona, persone con le quali non abbiamo avuto mai il minimo problema, escluso il nostro grande accusatore. Lui ha un obiettivo solo: farci chiudere. Ha passato 14 anni con un bar ben più rumoroso del nostro davanti a casa, ma non ha mai detto nulla. Da quando ci siamo noi è stato un tormento. Ma non ci arrendiamo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Aprile 2014
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