Espropri: il valore agricolo medio è incostituzionale

Una sentenza della Corte Costituzionale si esprime a favore dei proprietari che vengono risarciti con cifre di 3-4 volte al di sotto del valore di mercato. Ora sarà più facile ottenere quanto dovuto anche per gli espropriati di Pedemontana

Terreni espropriati e pagati dalle 3 alle 4 volte meno del loro valore reale per opere di pubblica utilità? Una sentenza della Corte Costituzionale dice basta. E’ la numero 181 dello scorso 7 giugno e dichiara, nero su bianco, l’incostituzionalità dell’articolo 40, commi 2 e 3, decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità). La norma in questione faceva riferimento ai cosiddetti V.A.M. ( valori agricoli medi ) utilizzati ai fini della determinazione dell’indennità di esproprio di aree non edificabili. Tali valori erano annualmente fissati in maniera forfettaria da una apposita Commissione e rappresentavano il punto di riferimento per gli enti esproprianti per stabilire il valore dei terreni agricoli da sottoporre ad esproprio.

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le norme che a tali valori facevano riferimento, chiarendo che anche in materia di terreni agricoli, come già per i terreni edificabili, in caso di esproprio deve essere corrisposto il valore di mercato del bene. «Salutiamo la sentenza con estremo favore», dichiara l’avv. Brancati vicepresidente dell’Aptudes, associazione comasca che si sta occupando degli espropriati di Pedemontana. “In realtà la sentenza delle Corte Costituzionale colpisce maggiormente espropri che venivano regolati dalla normativa precedente all’attuale testo unico».  Il Testo Unico approvato nel 2001, infatti, già prevedeva che per i terreni agricoli dovesse essere corrisposto il valore reale degli stessi. Nondimeno il contenuto della sentenza risulta essere di assoluta importanza. Gli enti esproprianti spesso, infatti, insistevano per interpretare le nuove norme alla luce delle norme del 1971 oggi abrogate, sostenendo di avere in tale interpretazione il favore della giurisprudenza: in pratica nonostante l’introduzione della nuova legge del 2001 continuavano ad applicare ai terreni agricoli il valore agricolo medio come si faceva prima. La differenza non è certo cosa da poco; sulla base dei casi esaminati dall’associazione, le indennità proposte dalla società espropriante risultano essere mediamente 3 o 4 volte inferiori ai valori reali (e dovuti).

Anche il comitato per la salvaguardia del Medio Olona brinda alla sentenza e chiede agli espropriati che non hanno ancora accettato la cifra offerta da Pedemontana di tenere in considerazione questa sentenza prima di fare qualsiasi altra mossa. Sono molti, infatti, gli espropriati che stanno ancora contrattando la cifra per la cessione dei terreni avendo ritenuto insufficiente l’offerta fatta dalla società costruttrice. Ora per Pedemontana potrebbe aprirsi un nuovo fronte con i proprietari dei terreni e i costi per risarcire gli espropriati potrebbero aumentare a dismisura.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Giugno 2011
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