Gasolio tagliato, il palazzo sopravvive con stufe elettriche

Siamo andati in un condominio di viale Belforte dove è stata sospesa la fornitura perché tante famiglie di operai licenziati dal lavoro non possono più pagare. Così tutti e 26 gli appartamenti si sono trovati al freddo

E’ uno scivolamento epocale verso la sussistenza e ce ne siamo accorti tardi: è accaduto tutto in un attimo, dopo il quarto anno di crisi economica. In viale Belforte, nella zona un tempo operaia di Varese, da un anno ci sono dei palazzi senza riscaldamento. Colpa della recessione: diversi proprietari (soprattutto stranieri) negli anni scorsi avevano acquistato la casa, ma ora con la cassa integrazione, la disoccupazione, e altro, non riescono più a saldare le bollette. Hanno perso reddito e capacità di spesa. E’ un’emergenza sociale strisciante. Spesso taciuta, perché gli italiani che continuano a pagare le spese regolarmente si vergognano di far sapere che nel loro palazzo la caldaia condominiale non funziona. Mentre i poveri, quelli veri, hanno altro a cui pensare. 

IL VIDEO E LE INTERVISTE: IL PALAZZO DELLE STUFETTE ELETTRICHE

Rosa D’Amelio (foto sopra) abita in viale Belforte 202: lei e il marito, Nicola, sono di Potenza, e lavorano come operai in una ditta a Bodio Lomnago. Hanno fatto sacrifici e possono dire di avere una vita dignitosa di cui possono andare fieri. Sono a Varese da più di trent’anni e, dicono, una situazione del genere non l’avevano mai vista prima: «Il nostro era un bel condominio – afferma Rosa – ma dallo scorso anno la situazione è precipitata. Siamo 26 famiglie, in 7 non pagano più le spese di riscaldamento per l’acquisto del gasolio. L’amministratore di condominio si è dimesso, e abbiamo debiti accumulati fino a 50mila euro, con alcune famiglie che ne hanno persino 12mila. Sono stranieri, per la maggior parte, indiani, africani, cingalesi, ma c’è anche qualche italiano. Capisco la loro situazione, ma noi paghiamo regolarmente da anni, lavoriamo e facciamo sacrifici. Eppure ci siamo trovati tutti colpiti dal taglio della fornitura. È una situazione che ci umilia». Rosa sta lottando per cercare di sensibilizzare il comune, ma cosa si può fare?

Il fornitore di gasolio ha tagliato i ponti, dopo anni di debiti pregressi. Rosa ogni giorno passa a tenere compagnia a Ottavia Sabbatini (nella foto), una donna di 79 anni che vive da sola, in un appartamento di 30 metri quadri, al primo piano: «Sono marchigiana e capisco chi viene da fuori – osserva – ma anche loro devono capire che le spese vanno pagate. Io ho 500 euro di pensione, ho lavorato una vita, e dall’anno scorso mi ritrovo al freddo. Mi difendo con le sfufette elettriche».

Gli abitanti di questo palazzo hanno dovuto attrezzarsi e si sono tutti riforniti di stufe a corrente. Aldo Ottobrini, 83 anni, ha addirittura contattato un fornitore che gli ha installalato un sistema molto economico, a tecnologia svedese. Così in tutte le stanze del suo appartamento ha potuto mettere degli apparecchi attaccati ai muri, con un buon risparmio. «L’anno scorso ho pagato la rata del gasolio ma siamo rimasti al freddo – spiega – così abbiamo ho dovuto realizzare questo impianto. Ce lo siamo anche fatto certificare». Chi ha un appartamento grande, inoltre, ha il problema del voltaggio, perché utilizzare in casa fino a 5 stufe può far saltare la corrente. Certo, fa rabbia vivere così. E infatti, gli italiani di questo palazzo sono arrabbiati con gli stranieri che non pagano. Eppure non c’è alcuna venatura razzista nelle loro parole, solo la richiesta di trovare una soluzione. «Tutti abbiamo i nostri guai, per carità, ma non è giusto che i problemi degli altri ricadano su di noi» dicono. Per amor di verità, bisogna anche dire che diversi italiani affermano che qualcuno dei “morosi” ha preferito il televisore, o un viaggio, al pagamento delle rate del riscaldamento.

C’è anche questo, ma c’è anche tanta crisi che ha colpito i più deboli. «Quello che sta accadendo a Varese oggi non l’avevo mai visto – conferma la signora Ottaviana – è iniziato tutto lo scorso anno, e ci sono tante altre persone in questo quartiere che stanno vivendo la stessa situazione. Basta andare a chiedere in giro». Rosa ha pagato le sue stufe 53 euro l’una. Spende fino a 250 euro a bimestre per la bolletta elettrica. Chissà quanti “Viale Belforte 202” ci sono a Varese, e in Italia. L’inverno sta per cominciare, e se la crisi non si attenua, «sarà anche peggio quest’anno», sbotta la signora Ottaviana.

Uno degli stranieri che non paga lo troviamo al primo piano: è un inquilino dello Sri Lanka, che è ospitato da un connazionale. L’amico aveva acquistato la casa quando poteva contare su un lavoro da operaio, ma adesso si è trovato improvvisamente espulso dalla fabbrica. Per riscaldarsi ha solo una piccola stufetta Imetec, di quelle che si usano spesso in bagno: «Non ho lavoro, abito qui con un altro “paesano”, mia moglie viene ogni tanto – afferma – ho la disoccupazione, ma siamo tutti in difficoltà, è chiaro no?». Sì, è chiarissimo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Ottobre 2013
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