“Ho bevuto il caffè con la signora, poi l’ho uccisa”

L'assassino è riuscito a rubare solo una piccola somma da un portafoglio: 100 euro. Il delitto è stato compiuto lunedì pomeriggio

Ha ucciso per 100 euro, il denaro che ha rubato da un portafoglio trovato in un cassetto della villetta, dopo aver assassinato i due anziani di Venegono Inferiore, Martino Ferro di 80 anni e Graziella Campello di 74 anni.

DISPERAZIONE E DROGA
Una piccola somma, che però gli serviva, perché l’omicida reo confesso, Alessandro Lorena, 28 anni, è un ragazzo disperato: separato, un figlio in tenerà età, non lavora da novembre; vive da solo a Castiglione Olona, nei pressi della strada provinciale, e per sua stessa ammissione fa uso di droghe sia pesanti che leggere.
“Mi dispiace, non so spiegarmi perché l’abbia fatto” ha detto alla fine ai carabinieri. Disperato e confuso, ma che ha premeditato lucidamente il delitto, commesso già lunedì’ verso le 15, cioè un giorno prima del ritrovamento dei corpi. E’ infatti in quel pomeriggio che un vicino di casa, lo vede nella stradina mentre parla con Martino Ferro. I due si conoscono bene.

(foto: Sebastiano De Jannello comandante tenenza di Tradate, Giuseppe Regina capitano della compagnia di Saronno, Alessandro de Angelis colonnello e comandante provinciale, Loris Baldassarre tenente colonnello e capo del reparto operativo, Attilio Quaranta luogotenente e capo del nucleo operativo)

GLI VOLEVANO BENE
Le due vittime si fidavano dell’assassino e non potevano immaginare che li avrebbe traditi. Alessandro è quasi di famiglia, suo padre è una brava persona, abita in zona ed è anche il custode del deposito che confina con la villetta. Succede tutto lunedì pomeriggio. Martino è affezionato ad Alessandro, lo vede in via delle Vigne e gli regala dei limoni, presi dalla sua serra, che Lorena porta subito a casa. Il ragazzo, poco dopo, torna, deciso a uccidere.

IL DELITTO
Lorena indossa i guanti, prende una mazzetta da cantiere, entra nel garage e sorprende l’anziano di spalle rompendogli la testa. Poi entra in casa, dove Graziella Campello, ignara di tutto, gli offre un caffè. La donna beve con il suo assassino, poi si alza, si gira, e viene strozzata con il filo di una lampada. Lorena per bere il caffè si toglie i guanti e tocca la tazzina. Spaventato, si porta via l’oggetto e il cucchiaino, e li butta in un cassonetto sulla provinciale. Poi fugge. I corpi vengono scoperti il giorno dopo. Iniziano le testimonianze dei vicini di casa. Uno dice di aver visto Alessandro che parlava con Martino. Il killer viene convocato e inizialmente fornisce orari che non convincono.

LA TAZZINA SCOMPARSA
I carabinieri intuiscono che ha qualcosa da nascondere. Gli chiedono se ha bevuto il caffè con la signora, lui ammette, ma sostiene di aver bevuto solo lui. Mente. Vuole nascondere il fatto che manca una tazzina, ma il piattino che ha dimenticato, per sbaglio, sul tavolo lo inchioda. Inoltre è un mancino, e la macchia di caffè sul piatto è proprio sulla sinistra, rispetto alla sedia di chi ha bevuto. Piano piano, capisce che non ha chance e confessa. Porta i carabinieri in un boschetto dove ha gettato la mazzetta, consentendo il ritrovamento. I carabinieri ce l’hanno fatta. Reparto e nucleo operativo di Varese, tenenza di Tradate, e Compagnia di Saronno, Con Ros e Racis: 40 ore di interrogatori, centinaia di persone ascoltate, una traccia che diventa d’oro e smaschera il killer. Il pm è Massimo Politi. Il figlio delle due vittima invece ha commentato così l’arresto “Credevo nella giustizia e oggi ci credo ancora di più”.

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Pubblicato il 29 Gennaio 2015
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