I soldi del sequestro Spinelli erano a Varese

Ecco come la polizia ha bloccato i malviventi che volevano portare a Lugano (forse) 8 milioni di euro, dopo il sequestro lampo al cassiere dell'ex premier Spinelli. Due banche sono state chiuse con uno stratagemma

Prendi i soldi e scappa. I rapitori che il 15 ottobre sequestrano e ricattano per qualche ora il ragionier Spinelli (cassiere di Berlusconi) stavano preparando un trasferimento di denaro in Svizzera. Denaro che non si capisce bene da dove arrivi (Berlusconi sostiene di non aver pagato), ma che è chiaro dove era stato nascosto (a Buguggiate e Varese) e dove doveva finire (a Lugano).

Il rapimento 

La storia ricomincia un mese dopo il sequestro lampo, di cui nessuno in Italia è al corrente. I magistrati hanno scoperto che il barese Francesco Leone, capo della banda, e il malnatese Alessio Maier, si erano messi d’accordo per gestire dei conti correnti con il malloppo. I soldi sono nella disponibilità di Maier e si tratta di un conto e due cassette di sicurezza intestate alla Bcc di Buguggiate, e di un conto e una cassetta di sicurezza al Credito Valtellinese di Varese. Maier è insomma il cassiere del gruppo mentre Leone è il capo della banda, ed è la persona che il 15 ottobre, dalla stazione di Malnate, chiama a casa Spinelli durante le ore del rapimento lampo, e che la telecamera riprende anche mentre acquista schede telefoniche che serviranno per tenere i collegamenti tra i malviventi.
I due in particolare discutono di come ottenere un conto e una cassetta di sicurezza in Svizzera, perché è lì che vogliono portare i soldi. I rapitori ragionano su come trasportare in Svizzera qualcosa che già custodiscono in cassette di sicurezza. Si accordano che l’indomani mattina, 15 novembre, andranno nelle banche di Varese e Buguggiate, e prederanno qualcosa dalle cassette di sicurezza, ma faranno prima passare un complice alla dogana, con una busta e della carta straccia, per vedere se viene fermato. Se qualcosa andrà storto, porteranno a casa, in una botola, la borsa con i soldi. Il contenuto preciso della somma emerge da una intercettazione in cui Leone dice. «Qua ci stanno otto milioni… ».

Il 15 novembre è il giorno della fuga.
Maier e un complice, Domenico Papagni, si recano alla Bcc di Buguggiate, dove apprendono che la banca è «chiusa per rapina». Quindi vanno al Credito Valtellinese di Varese che risulta aperto ma è stato inibito l’accesso alla cassette di sicurezza per un non meglio precisato indicente. E’ uno stratagemma della polizia per evitare che prendano i soldi. Nelle telefonate successive i complici si comunicano dei sospetti, perché due incidenti nello stesso giorno sembrano troppi per parlare di semplice sfortuna, ma si accordano comunque per ripetere l’operazione il lunedì seguente.
Dalle intercettazioni emerge anche la paura di un altro complice, Silvio Tranquilli di Olevano Romano (Roma): non è ben chiaro quale sia il suo ruolo, eppure è talmente sicuro del risultato che ha già prenotato una Ferrari 458 spider. Quando però chiama Leone è terrorizzato per l’imprevisto sul mancato trasferimento dei soldi:
– «La mia famiglia, la mia azienda, e tutti i nostri sacrifici sono nelle tue mani,. Non ti dico più niente fratè».
– «Mi hai rotto il c…quando sei vicino al computer apri google…»
– «Ci sto, che devo fare?»
– «Scrivi RAPINA BUGUGGIATE e leggi».
– «Per favore dimmi la verità. Sulle notizie dice che la rapina è stata di notte ed oggi è chiusa. Non dice altro».
– «Non so se fai finta di non capire, io ormai lì sono bruciato».

I due si riferiscono proprio alla rapina inscenata dalla Polizia, Leone ha capito che forse è stato scoperto e quando legge sui giornali online di Varese la notizia (che ad esempio Varesenews pubblicò nel primo pomeriggio) comincia già a vedersi in manette: «Allora, hai preso qualcosa?» gli dice Tranquilli. «Sì, una valanga di anni» risponde Leone, ormai disilluso.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Novembre 2012
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