Il Cottolengo lascia Varese, parenti in rivolta

La decisione viene da Torino. Una lettera commossa mette in guardia: "Le nostre ragazze ne moriranno"

Il Cottolengo lascia il suo storico presidio in città e per le 28 disabili ospiti si profilano tempi duri: la perdita del rapporto personale con le "suore mamme" che vivono con loro, e anche lo spostamento temporaneo, tra un anno, in una nuova struttura a Cocquio.
E’ per questo che una delegazione, in rappresentanza di famiglie e volontari, è andata a Torino, alla sede centrale, per comunicare il disagio degli ospiti di fronte alla decisione presa dal direttivo della "Piccola casa". E’ stato anche informato il prevosto di Varese.
Ai parenti è stato comunicato che Cottolengo lascia la casa di via Campigli a causa della mancanza di suore (oggi ce ne sono circa quindici, una per gruppo, e i gruppi sono quattro).
Il servizio sarà gestito, da aprile, da "La sacra famiglia". Quest’ultima si accollerà la ristrutturazione della casa di Varese, in via Campigli, che partirà nella primavera 2009 (richiesta dall’Asl) e  i disabili dovranno per qualche tempo andare a Cocquio. Parenti e volontari ribadiscono di essere grati agli istituti che svolgono un lavoro così importante, ma protestano per quest’ultima decisione che non li avrebbe coinvolti. La vicenda tocca nel profondo la famiglie, con aspetti umani facilmente intuibili: nella scelta di Cottolengo, chi scrive, scorge la perdita di affetti profondi e radicati nel tempo. Di seguito il testo della lettera giunta in redazione.

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Sono il tutore e fratello di una ragazza ospite della piccola casa di VARESE da 42 anni, oltre che essere volontario della medesima per gli stessi anni.
Tanti anni trascorsi assieme ai volontari, alle suore e alle ospiti mi hanno permesso di crescere, di comprendere, di condividere lo spirito del grande santo, che si é fatto tutto a tutti e servo di tutti, aprendo le porte della piccola casa a chiunque avesse bisogno di soccorso e di conforto (è stato cosi per chiunque di noi).
Lo spirito cottolenghino, mi ha accompagnato per tutti questi anni, condividendo cose belle e a volte difficoltà umanamente comprensibili e poi superate con entusiasmo e dedizione ascoltando la voce di DIO e quella delle nostre piccole grandi suore “innamorate di Lui”.
Dopo circa 60 anni di esistenza, la piccola casa é diventata la casa di CLARA e la mia seconda casa e per i volontari il loro rifugio.  
Questa casa è e sarà sempre anche la seconda casa del mio “grande” papà, che mi ha lasciato nel mese di ottobre 2007 e che ha condiviso tanti pomeriggi trascorsi insieme ad altri genitori, per tante domeniche, sorridendo delle gioie che la vita comune donava a tutti. Questo straordinario papà GIACINTO ha avuto sempre nel cuore CLARA e il cottolengo.
Non sarà più cosi?
Vi dirò tutto quello che sento!
1) Sono perplesso per una decisione cosi risolutiva e senza appello.
2) Sono risentito come famigliare, per una decisione cosi importante senza il nostro coinvolgimento.
3) Sono turbato e disorientato per le nostre ragazze che ne morirebbero.
4) Sono deluso come volontario trascurato per speranze e aspettative.
5) Sono arrabbiato come uomo per questa mancanza di comunicazione.
La reputo una decisione difforme, “un diktat”, che non tiene conto dei sentimenti di ognuno di noi, una decisione monocratica, priva (secondo il nostro conosciuto) di fondamento e che oltrepassa lo spirito cottolenghino.
Un fiore agli occhi di DIO sta morendo, un simbolo di VARESE scompare, non togliete alle nostre e vostre ragazze le mamme di una vita, non fatele morire, come é successo anni addietro a SIMONA trasferita ad un’altra struttura e gestione (morta dopo 4 mesi).
Non vi rimproveriamo nulla, vi siamo debitori della vita delle nostre ragazze, “lasciateci il nostro cottolengo”.
Se credete, di suore ne bastano meno e non rendete tutto ad una sorta di mercato di cifre, parliamone!
Perdonatemi per la franchezza, ma era tutto ciò che sentivo e sentivamo tutti noi, volontari e famigliari.
Sono a vostra disposizione come tutore, come volontario e come famigliare.
Non abbandonateci! siamo troppo legati al “nostro cottolengo”.
Con rispetto e fraterna amicizia.

Albano Calloni
con tutti i volontari
    

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Marzo 2008
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