Malato di videopoker simula una rapina “aiutatemi!”

Gli agenti della questura non hanno potuto fare altro che denunciare l’uomo per simulazione di reato: era andato in questura per denunciare una rapina di 1.500 euro. Ha manifestato la volontà iniziare una terapia di recupero

videopoker fotoAd un certo punto è crollato il castello di frottole che aveva raccontato per coprire un vizio che sta diventando feroce più di una febbre: la dipendenza da videopoker.
Per coprire questo problema, l’ultima spiaggia dell’uomo è stata quella di simulare una rapina e denunciare il tutto in questura: “Dopo aver prelevato 1500 euro in banca sono stato rapinato”.
Ma la realtà era ben altra. Ecco come è andata.
Nei primi giorni dell’anno un uomo – dicono dalla questura – cittadino italiano, di mezza età, residente nell’hinterland varesino, si è presentato presso gli uffici della Squadra Mobile per denunciare di avere subito una rapina a Varese.
A suo dire l’uomo, subito dopo aver prelevato 1.500 euro da una banca, sarebbe stato avvicinato da quattro malviventi che, dopo avergli puntato un coltello contro la schiena, lo avrebbero rapinato del denaro.
Il fatto aveva destato un certo allarme, in considerazione delle modalità descritte dalla vittima, anche se il racconto aveva comunque lasciato gli inquirenti perplessi.
Pochi giorni dopo l’inizio delle indagini, l’uomo è però tornato alla Squadra Mobile, confessando di essersi inventato tutto.
Vittima del “demone del gioco”, aveva inventato la storia della rapina per giustificare alla moglie la scomparsa del denaro, destinato a pagare bollette e pendenze varie, e invece andato in fumo nei videopoker.
La vera vittima di questa storia affranta, ha raccontato di essere schiavo di questa vera e propria malattia da circa cinque anni ed ha manifestato la volontà iniziare una terapia di recupero e riabilitazione.
Al termine degli accertamenti gli operatori non hanno potuto fare altro che denunciarlo per simulazione di reato, atto dovuto in presenza di una notizia di reato già comunicata all’Autorità Giudiziaria, nella speranza che il pentimento e la voglia di ricominciare a vivere, manifestata loro in occasione del secondo incontro, fossero effettivamente sinceri.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Gennaio 2013
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