Naomi Berrill, la violoncellista irlandese in concerto al Bagatella

L'evento varesino è in programma per domenica 28 dicembre, alle 21,30, con ingresso gratuito alla Bagatella Jazz

naomi berrill L’hanno descritta con il “volto di una Madonna rinascimentale” alle prese con un violoncello “decisamente understatement”. Lei, Naomi Berrill, si è innamorata prima di un italiano (suo marito) e poi dell’Italia. Così oggi ha due patrie: l’Irlanda (nasce nel 1981 in un paesino che si affaccia sull’Atlantico, vicino a Galway) e la Toscana. Domenica 28, alle 21.30 al Bagatella Wine Bar in via Speroni (ingresso gratuito), sarà lei l’indiscussa protagonista di “Day off a great music”, la rassegna che propone artisti imparentati con il jazz ma che, necessariamente, da quello non provengono. E questa è la stata la molla che ha spinto Naomi ad impastare la sua educazione musicale fatta di «musicisti professionisti e non, ragazzini e nonni che si trovano nei pub per cantare la tradizione», aveva detto tempo fa, con gli studi alla Royal Irish Academy of Music di Dublino e alla Scuola di Musica di Fiesole con Enrico Bronzi (violoncellista del Trio di Parma) e Francesco Dillon (Quartetto Prometeo e Ensemble Alterego). Se il folk avvicina le generazioni, e le fa sentire parte di un piccolo mondo dove tutti sono uguali, Naomi ha avvicinato la musica e l’ha trasformata. Per lei Nick Drake e Claude Debussy hanno sapori diversi ma fanno parte della stessa cucina. Quella che usa la musica come una crema che, all’occorrenza, diventa yogurt o budino. Tanto per intenderci: accostare in un programma Simon e Garfunkel a Henry Purcell oppure Robert Schumann alla bossa di Tom Jobim non è, da anni, un sacrilegio. Ed è questo che fa, abitualmente, Naomi. Grazie ai grandi maestri che l’hanno guidata – Giovanni Sollima l’ha voluta in “100 Cellos”, il progetto di collettivo musicale (anche cd) presente lo scorso anno al Concerto del Primo Maggio a Roma – e a questa sua voglia di sfidare le convenzioni musicali. Da qui nascono le collaborazioni con il New York City Ballett, il coreografo direttore della Biennale Danza di Venezia Virgilio Sieni, Stefano Benni, La Crus e la direzione artistica del festival musicale “High Notes” sulle Alpi Apuane fondato dalla violoncellista. Insomma, per Naomi suonare significa dare alla voce del violoncello le voci di chiunque. Perché per chi, come lei, arriva da una tradizione scolastica che considera la musica fondamentale – in Irlanda Naomi ha studiato anche pianoforte, canto, chitarra, violino e trombone – non c’è suono che non meriti attenzione. Così la Berrill si incuriosisce, ascolta, arrangia e trascrive: «Riproduco gli accordi sul violoncello, poi entra in gioco la tecnica». Ma il gioco è quello dei sospiri, dell’eleganza quasi plastica, della dolcezza materna. Di un pizzicato che si intreccia di riverberi tra Bach e Pete Seeger. È questo il ritmo dell’ultimo cd di Naomi, “From The Gound”, dove ci si stupisce ancora una volta di quanto la musica cambi sotto le sue dita con la grinta del rock, la libertà di chi è uscita a testa alta dall’accademia classica e la fatale attrazione per tutto ciò che è bello e riservato. È questo che Naomi insegna ai suoi figli: la musica come specchio dell’anima e lo spirito di un artista come un arcobaleno sinfonico, perché il suono si spande ma non evapora mai. Ecco perché questa giovane irlandese stringe a sé il violoncello come se fosse un bimbo, ma lo usa come un fucile.

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Pubblicato il 28 Dicembre 2014
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