Politica e futuro, i ragazzi del Cairoli incalzano Maroni

Il Governatore della Lombardia ospite dell'assemblea del liceo classico. Ma ai temi del futuro e del lavoro gli studenti preferiscono parlare di oggi e di ieri

Il futuro non è ancora noto, ma il presente è ben chiaro. E non piace. Per il Governatore della Lombardia Roberto Maroni, l’incontro con gli studenti del liceo classico Cairoli di Varese ha messo in luce la diffidenza dei ragazzi verso il "Potere", le loro preoccupazioni per il nuovo con oltre 20’anni di attività alle spalle.

L’assemblea di questa mattina al cinema Vela doveva vertere, in effetti, su ben altro tema: il futuro, la scuola, le università, il mondo del lavoro.
Maroni ha parlato per quasi un’ora, invitando i ragazzi ad essere appassionati e attenti per cogliere le occasioni al volo: «Per arrivare ci vogliono la passione e il fattore "c". Anche io, ai miei inizi, dopo la laurea in giurisprudenza ho inviato 250 curricula. Delle 4 risposte ricevute, solo una mi invitava al colloquio. Andò bene e così iniziò la mia carriera nel mondo del lavoro. Dopo 10 anni, però, incrociai un’altra possibilità, la carriera politica. Forse un po’ irresponsabilmente accettai: rischiavo di perdere tutto. Nel 1995 fui eletto nel consiglio comunale di Varese e due anni dopo mi fu offerto il Viminale. Con poca esperienza alle spalle, senza aver maturato anni e anni nei vari gradini della carriera politica, approdai al Ministero dell’Interno. Feci una scelta coraggiosa: ma se non l’avessi fatta ora sarei qui a rimpiangere quella decisione».
 
Una vita che ricorda a Claudio Brambilla, giornalista di Repubblica che lo affianca sul palco, il discorso di Steve Jobs agli studenti: «Un racconto da analizzare nei dettagli: rimanere entusiasti ed essere un po’ alternativi, anticonvenzionali per seguire il proprio istinto». Il tema dell’assemblea è quello del rapporto tra scuola, università e mondo del lavoro. Si dovrebbe parlare di occasioni e di politiche giovanili, di impegni della Regione per facilitare l’incontro tra chi studia e chi ha bisogno di lavoratori preparati. Di progetti e di investimenti nell’orientamento. 

Ma che non sia proprio questo il sentire comune è ben evidente. Avvisaglie c’erano state a scuola al momento della decisione del tema dell’assemblea: invitare il Governatore Maroni o parlare di uso e abuso della tecnologia e dei social network? Per un solo voto gli studenti del Cairoli avevano deciso di invitare il Presidente della Lombardia. 

Così, il ghiaccio delle domande dal pubblico è rotto immediatamente dalla richiesta di chiarimenti sull’alleanza Lega Pdl delle ultime elezioni. Maroni spiega che, se si voleva vincere e attuare un programma di governo chiaro e definito, occorreva andare compatti al giudizio dell’elettorato senza dividersi: « Quando feci quella proposta non sapevo ancora che avrei vinto. Ma sapevo che quella era l’unica possibilità. Ero stato io a far cadere Formigoni quando appresi dell’arresto di un assessore per connivenze con la ‘ndrangheta. Non si può tollerare la presenza della malavita organizzata in Lombardia. Quindi dovevo cambiare, espellere mafiosi e camorristi e avevo bisogno di vincere. La scelta sollevò un gran polverone, molti erano contrari anche all’interno della Lega. Ma essere un leader vuol dire anche prendere delle decisioni dopo aver ascoltato tutti. È quello, vedete, che è mancato a Bersani…».
 
Dalla platea si alzano altre voci: sulla scuola pubblica che va difesa, sulla possibilità di realizzare la macroregione, sulla sorprendente veste europeista di Maroni, sul suo passato in Democrazia Proletaria, sul merito e sulla meritocrazia in un paese che da tempo vede ormai premiare solo i figli di… ( Renzo Bossi su tutti), sull’impunità e il malcostume generale. E nonostante Roberto Maroni risponda a ogni critica con fatti e proposte, i ragazzi continuano a incalzarlo. Un docente gli chiede dell’Europa e lui invita a documentarsi prima di farsi delle opinioni: « Io non sono contro l’Europa ma contro questo modello di unità. Un’unità che poggia su un Parlamento che non ha potere di legiferare, su un esecutivo composto da 27 ministri ( tanti quanti gli Stati aderenti) nominati dai singoli governi. Un’Europa che, quando c’è stato il bisogno di intervenire per aiutare i paesi in difficoltà, ha lasciato campo libero a Merkel e Sarkozy che hanno dettato le regole per tutti».
 
La diffidenza aumenta, poi, quando Maroni si dice favorevole alla scuola privata paritaria, un modello qualitativo che costa decisamente meno allo Stato: « Bisognerebbe esportare quel modello di efficienza anche alla scuola pubblica» commenta Maroni che poi promette un sistema premiante fondato sul merito in ogni ambito: « Il modello della scuola pubblica basato sulle graduatorie e sull’anzianità non mi piace. Io voglio creare delle commissioni di persone eticamente e professionalmente preparate per valutare». Un modello, quello delle commissioni, da moltiplicare in altri ambiti, come quello sanitario.
Il Presidente Maroni risponde a tutti parlando della sua Lombardia, efficiente, parte della macroregione del Nord con poteri di confronto con l’Europa, inserita in un sistema allargato che vede nella TAV uno dei cardini di sviluppo, che possa contare almeno sul 75% dei soldi versati dai propri contribuenti ( “Un sistema che renderebbe più efficienti anche le regioni del Sud costrette a bilanci più contenuti»), che prosegua nelle eccellenze costruite negli anni scorsi, come nella sanità con il costo più basso d’Italia.
 
I ragazzi, però, non cedono. E anche il tentativo di Brambilla di riportare la discussione sul futuro e sull’università fallisce. La grande Lombardia è un concetto che stride con l’Italia e a questi ragazzi piace poco.
Domani non si sa, ma oggi il "nuovo" non convince. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Aprile 2013
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