Tutti al capezzale del lago malato

Una lunga commissione ambiente a palazzo Estense ha fatto il puntosulle condizioni dello specchio d’acqua. I progetti passati e uno sguardo al futuro con un impegno: non lasciar cadere l’attenzione sul problema emerso quest’estate con le alghe

Seduti attorno al lettino su cui si trova un malato grave, il Lago di Varese, questa sera c’erano i dottori che hanno stilato una diagnosi, Asl e Arpa, e chi, forse, dovrà pagare l’operazione: i comuni e la Provincia, oggi; domani, forse, l’Ato.

Questa era la commissione ambiente alle 18.15 di questo lunedì 20 ottobre a Varese: un’aula dove il numero dei partecipanti all’assemblea convocata su richiesta del consigliere comunale Alessio Nicoletti ha lasciato trasparire l’interesse per un tema che è venuto a galla sotto forma di una fanghiglia puzzolente e sgradevole a vedersi notata in migliaia –  residenti e turisti della Land of Tourism –  a partire dalla fine di agosto. Ora la situazione sembra migliorata ma da parte di tutti è sorta l’esigenza di vederci chiaro. Per questo erano presenti i rappresentanti dei comuni di Bardello, Azzate, Biandronno, Cazzago Brabbia, e naturalmente Varese, oltre all’architetto Ramazzi della Provincia, e le dottoresse Tettamanzi e Roella, di Asl e Arpa.

lago varese commissione

Il lago è eutrofizzato: poco ossigeno, tanto fosforo che entra nelle sue acque: 9 tonnellate ogni anno (sebbene una grandezza di almeno cinque volte questa misura sia prodotta dal bacino stesso). Inquinamenti industriali massicci in passato e ora un problema che ha un nome e cognome: acque nere. Fogne, in poche parole, che quando piove troppo escono dagli sfioratori, non arrivando agli impianti di depurazione, e finendo direttamente nel lago.

Un quadro risaputo. Gli interventi realizzati in passato risultano non del tutto efficaci: la creazione della prima linea del collettore è stata realizzata solo nel 1986, la seconda nel 1989. Neppure l’ossigenazione delle acque dal 1999 al 2003 – sia nelle zone meno profonde che di fronte a Biandronno, dove il fondo arriva ad una profondià di 26 metri – sembrano essere serviti a molto. Stessa sorte dei tentativi di contrastare il fosforo con immissione di Lantanio, un metallo impiegato dal sistema Phoslock,  protocollo che arriva dall’altra parte del mondo, l’Australia, ma che non è mai stato impiegato nel bacino: troppo alti i costi, per un risultato giudicato incerto dagli amministratori.

Allora cosa fare? Gli ultimi dati sullo stato di salute dal punto di vista ambientale li ha dati appunto l’Agenzia Regionale per l’Ambiente: «Dal 2000 operiamo sei campagne di monitoraggio l’anno – ha spiegato la dottoressa Valeria Roella di Arpa Lombardia – possediamo molti dati su questo bacino, sia sotto il profilo delle sostanze chimiche, sia sotto quello biologico (plancton e numerose specie vegetali, come le macrofite). I questi anni il lago è rimasto pressoché lo stesso: il fosforo è invariato».
La fotografia dell’Asl, che si interroga invece sulla salute pubblica più che sugli aspetti meramente ambientali è nota: trend in discesa per escherichia coli, e presenza di cianobatteri, responsabili delle alghe, come ha ricordato Elena Tettamanzi, biologa dell’Asl varesina. I cianobatteri sono i responsabili delle misure precauzionali auspicate dall’Asl e adottate dai comuni rivieraschi: sono sostanze “potenzialmente tossiche” poiché i livelli di tossine possono improvvisamente variare e provocare problemi per chi sta a contatto con l’acqua. Per fermare la malattia del lago la strada sembra quindi costellata di tappe obbligate: intervenire subito sul sistema fognario dei paesi che si affacciano sul lago, investendo sullo sdoppiamento delle fogne e del collettore, come ha ricordato l’ingegner Romeo, un tecnico in area Udc, che stima l’operazione nell’ordine di 18-20 milioni di euro. I committenti? Ato (Ambito territoriale Ottimale, che gestisce i servizi idrici integrati ed è in capo alla Provincia) e la Società per il risanamento e la salvaguardia dei bacini della sonda orientale del Verbano S.p.A.: ma è una proposta, un’ipotesi (del resto gli stessi vertici della società di risanamento del lago di Varese hanno affermato la potenziale captazione degli impianti per un bacino di utenti ben superiore rispetto a quello attuale).

Cosa dice la politica? Non corre troppo, sebbene siano previste nuove riunioni a breve, che coinvolgeranno anche la rinnovata amministrazione provinciale. Anzi, nel corso della Commissione ambiente la consigliera comunale del Pd Luisa Oprandi ha chiesto lumi circa l’assenza dei rappresentanti del Comune di Varese dall’Osservatorio del Lago di Varese – denunciata anche dal sindaco di Cazzago Brabbia Emilio Magni – senza tuttavia ottenere risposta.

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Pubblicato il 20 Ottobre 2014
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