Uva, ascoltato l’amico ma il giudice deciderà il 21 luglio

Ancora tanta suspense all'udienza preliminare che deve chiarire se 7 imputati delle forze dell'ordine saranno processati o scagionati, dall'accusa di omicidio preterintenzionale

Il migliore amico di Giuseppe Uva, Alberto Biggiogero è stato ascoltato come testimone dal gup Stefano Sala, questo pomeriggio (lunedì 14), per circa cinque ore, alle presenza degli avvocati di tutte le parti in causa. Il giudice ha rinviato ogni decisione a lunedì prossimo, 21 luglio. Parlerà il pm Felice Isnardi (che ha già chiesto nelle scorsa udienza l’archiviazione), poi sarà il turno delle repliche di difesa e parti civili. E infine dovrebbe esserci la decisione. Il gup deve stabilire se nel corso dell’udienza preliminare sono emersi indizi tali di richiedere il rinvio a giudizio e il processo per un carabiniere e sei poliziotti, accusatoi di omicidio preterintenzionale e altri reati a danno di Giuseppe Uva, morto a Varese il 14 giugno 2008 (un secondo carabiniere ha richiesto il rito immediato).

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Alberto Biggiogero in tribunale (il testimone del caso Uva) 3 di 3

La novità di oggi era la deposizione di Biggiogero, un testimone importante perché quella notte, fin dal primo pomeriggio, fu in compagnia di Giuseppe e perché venne fermato con lui, in via Dandolo, mentre stava spostando delle transenne sulla strada. Le parole di Biggiogero sono state pronunciate in camera di consiglio, dunque in un procedimento non aperto al pubblico. All’uscita, tuttavia, si è appreso che il teste ha ricostruito nei dettagli quella serata e anche ciò che accadde prima e dopo. Secondo gli avvocati di Lucia Uva, Fabio Ambrosetti e Alessandra Pisa, la sua deposizione è stata molto favorevole all’accusa contro le forze dell’ordine, poiché è stata approfondita e ha chiarito molti aspetti che finora non erano stati sviscerati. “Io voglio verità e giustizia e ci arriveremo piano piano” ha commentato Lucia Uva. “Il dibattimento a questo punto mi pare necessario” ha aggiunto l’avvocato Pisa.

IL DOSSIER 

Secondo gli avvocati difensori Luca Marsico, Piero Porciani e Duilio Mancini, invece, la deposizione di Biggiogero è stata sostanzialmente inutile perché non ha aggiunto nulla rispetto a quanto dichiarato precedentemente, sia nella querela che presentò pochi giorni dopo la morte dell’amico, sia nell’interrogatorio che gli fecero l’autunno scorso i pm Abate e Arduini. “Non ci sono stati colpi di scena – ha commentato Marsico – Biggiogero ha detto anche meno di quanto avesse dichiarato in precedenza”.

Un aspetto non secondario è stato quello della attendibilità del testimone. In apertura di udienza Marsico aveva chiesto che Biggiogero venisse ascoltato insieme a un avvocato poiché era stato indagato durante l’inchiesta in corso (per schiamazzi notturni). Ma soprattutto ha cercato di adombrare il dubbio che Boggiogero non fosse perfettamente lucido quella sera, presentando un dossier sulle problematiche psichiche pregresse dell’uomo. “Durante l’interrogatorio – afferma inoltre Marsico – Biggiogero ha dichiarato che quella sera fece uso di varie sostanze quali marijuana, hashish e cocaina, e inoltre bevette alcol in più occasioni, passando di locale in locale con Giuseppe Uva”. Queste circostanze vengono tuttavia ritenute irrilevanti dalla parte civile. Gli avvocati della Uva citano come punto a favore l’ordinanza del gip Giuseppe Battarino che ha disposto l’imputazione coatta per polIziotti e carabinieri. Il gip aveva infatti definito il testimone attendibile. Per chiudere va rilevato che Biggiogero, ben vestito e sorridente, a fine udienza non ha fatto commenti, ma ha sdrammatizzato con un laconico “ghe la fo più” in dialetto varesino.

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Pubblicato il 14 Luglio 2014
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