“Uva ebbe uno scatto d’ira per la patente”
La tesi dei pm che hanno chiesto archiviazione. Non fu un pestaggio, ma un tentativo di evitare la denuncia che lo avrebbe privato dell'auto. Il gip ha sconfessato questa ricostruzione, ma le difese la riproporranno
Uva, la notte in cui fu fermato, ebbe uno scatto d’ira perché voleva evitare una denuncia che gli avrebbe impedito di effettuare gli esami per riacquistare la patente, previsti per i giorni successivi. E’ questa la versione "innocentista" della storia di Giuseppe Uva, come traspare dalla richiesta di archiviazione dei pm (ribaltata dall’ordinanza del gip che invece sostiene la tesi del pestaggio). Questa versione tuttavia sarà probabilmente ripresa dalle difese degli agenti nelle prossime udienze. Secondo i pm Giuseppe Uva, innanzi tutto, non fu portato in caserma, il 14 giugno del 2008, per una ritorsione di un carabiniere, ma perché, dopo aver dato luogo a dei vandalismi in via Dandolo, non voleva smettere. Uva avrebbe sfidato i militari e allontanandosi avrebbe ripetuto i gesti pericolosi. Per evitare altri pericoli in strada, i carabinieri lo fecero salire su un’auto ammanettato e portato in caserma per stilare una denuncia (è agli atti la comunicazione di notizia di reato, un atto preliminare che poi non fu formalizzato perché i carabinieri scelsero il tso).
Ma il clou di questa versione sono i tempi e le motivazioni della colluttazione in caserma. Cominciamo dai tempi. In passato si è ritenuto spesso che Uva avesse trascorso una notte in balia dei carabinieri.
ore 3 circa, intervento della pattuglia in via Dandolo
ore 3,20 circa, arrivo in supporto dei poliziotti
ore 3,35 circa partenza di piazza 26 maggio
ore 3,45/50 arrivo e sistemazione in caserma di Giuseppe Uva e Alberto Biggiogero in due diversi uffici
ore 3,57, telefonata di Biggiogero al 118 (la famosa chiamata “stanno massacrando un ragazzo, ndr)
ore 4,00, telefonata dei carabinieri al 118
ore 4,11 arrivo del medico del 118 in caserma (si tratta di Augustine Desire Noubissie, della guardia medica)
ore 4,15 visita da parte del medici
ore 5,16 arrivo di ambulanza in caserma
ore 5,30 partenza ambulanza diretta in ospedale
ore 5,41 arrivo ambulanza al ps dell’ospedale
ore 10 circa, evento morte
Già, ma perché Beppe Uva in quei tre minuti prima della chiamata urlava? Il Gip ha deciso che vi sono elementi tali da supporre che l’uomo fosse sottoposto a un pestaggio in una stanza. I pm invece danno questa versione.
Uva capisce che la denuncia gli impedirà di rifare gli esami della patente e reagisce: «In quei tre minuti – scrivono i pm – è infatti accaduto che Uva ha compreso che stavano redigendo gli atti della denuncia e ha avuto l’esplosione di collera con i primi atti autolesionistici che hanno indotto i carabinieri a richiedere subito l’intervento sanitario».
I pm citano anche una dichiarazione di Alberto Biggiogero, in cui conferma che Uva non prendeva droghe da giorni proprio perché teneva molto all’esame di guida (ma aveva assunto alcol in quantità di almeno 2 grammi/litro quando il limite è 0,5): «Uva – continuano i pm – evidentemente ha subito realizzato che, una formale denunzia che attestasse il suo comportamento di quella sera, come atti pericolosi e violazioni di leggi per uno stato di ubriachezza conclamata, sarebbe risultato un ostacolo insuperabile per riottenere la patente, ritiratagli proprio per tali presupposti». Uva quindi avrebbe cercato di evitare la sanzione, anche con atti autolesionistici, dichiarando ai testimoni presenti, e anche i medici «che voleva ferirsi per poter accusare i carabinieri».
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