Volontari cercansi per fare risplendere il Rierùn

Un'antica imbarcazione verrà restaurata per testimoniare un momento di pesca collettiva diffuso a metà del secolo scorso: quello col "Realone". Così le tradizioni non si perdono nella memoria

rierun cazzago brabbiaOgni paese ha le sue tradizioni. In montagna come al mare, in collina come al lago. Ma spesso non bastano i racconti per tenere vivo il ricordo dei riti di un tempo. A Cazzago Brabbia, per esempio, l’amministrazione comunale ha attivato da poco un progetto per salvare una vecchia imbarcazione che non è solo legno e remi, bensì anche testimonianza della gente di lago, in un tempo dove lo specchio d’acqua era centro di relazioni, lavoro, economia, gioie e soddisfazioni. 
«Dopo il restauro delle Ghiacciaie, ora trasformate in luogo d’eccezione per mostre, spettacoli, eventi culturali e matrimoni civili, la ripubblicazione in volume di “Virgola”, la sistemazione del Lago di Piazza e dei sentieri che conducono al Pizzo, il recupero del Cimitero Vecchio e della Cappella di San Rocco, si è deciso di procedere al recupero e al restauro della barca per la pesca con il Rierùn, un manufatto di straordinaria importanza nonché una vera e propria testimonianza storica della pesca sul Lago di Varese fino a metà del secolo scorso» dicono dall’amministrazione.
L’imbarcazione, ritirata dalla famiglia Stadera tanti anni fa dalla Cooperativa dei Pescatori, era collocata in un bosco sulle sponde del lago a Cazzago Brabbia dove è stata riscoperta Venerdì 9 maggio quando l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con le insegnanti della Scuola Primaria G. Pascoli, ha organizzato la giornata conclusiva del corso integrativo “Amica Acqua” con il quale si è cercato di avvicinare gli alunni alle problematiche e alle potenzialità del Lago di Varese da molteplici punti di vista (ambientale, sportivo, ecc.).
In quell’occasione i bambini della scuola sono stati accompagnati dal Lago di Piazza fino al Pizzo di Cazzago per far loro scoprire uno dei luoghi più caratteristici del paese. Lungo il percorso sono state raccontate fiabe e leggende della tradizione ambientate proprie sulla riva del lago, ma è stata proprio la barca per la pesca con il Rierùn ha destare grande interesse e curiosità.
Di qui l’idea del neo sindaco Emilio Magni e del consigliere comunale Gianfranco Bianchi di recuperare l’imbarcazione e di avviarne il restauro con la collaborazione di volontari e sostenitori del progetto.
A metà del mese di luglio l’imbarcazione, lunga circa 9.30 metri, è stata trasportata, con non poche difficoltà, sotto il porticato della Scuola Primaria del paese e qui sistemata al riparo delle intemperie in attesa del restauro.
L’idea è quella di coinvolgere tutta la popolazione nel processo di recupero partendo dal cosiddetto gruppo “Pinocchio”, ossia dagli alunni della scuola elementare del paese che, a metà degli anni Cinquanta, sono stati protagonisti di una straordinaria riproposizione teatrale del Pinocchio di Collodi sceneggiata allora dal Professor Luigi Stadera, noto e apprezzato studioso di tradizioni locali (tra gli attori protagonisti all’epoca, non a caso, lo stesso Sindaco Emilio Magni e il consigliere Gianfranco Bianchi).
Per sostenere i costi dell’iniziativa è in programma la realizzazione di una maglietta che sottolinei il sentimento di appartenenza e identità della comunità cazzaghese che è chiamata tutta a riunirsi attorno a questa iniziativa di riscoperta e salvaguardia delle proprie radici e della propria storia.
La pesca con il Rierùn (Realone) ha rappresentato per il paese un momento irripetibile e significativo, nonché un evento di pesca collettiva che è stato in grado di sopravvivere ad altre tecniche oggi ormai del tutto dimenticate.
rierun cazzago brabbiaIl Rierùn era una gran rete a sacco (a Cazzago erano due perché veniva usato solo in coppia) che serviva quasi esclusivamente per la pesca delle tinche, ma che consentiva anche di fare memorabili retate di scardole come ricorda il pescatore Ernesto Giorgetti nel suo libro “Confesso che ho pescato”. La stagione del Rierùn andava dalla metà di marzo fino a ottobre, con l’esclusione del mese di giugno che coincideva con la frega delle tinche.
Al Rierùn, che era una pesca di gruppo ma facoltativa, partecipavano più di venti pescatori. Ci si ritrovava di norma al mattino presto in una zona del lago fissata precedentemente. L’incarico di guidare i due imponenti barconi impiegati (A Cazzago erano il San Pietro e il San Paolo – quello oggi recuperato) passava a turno da un pescatore all’altro, scartando i più deboli. Su ogni barcone agiva una squadra i cui membri non si mischiavano mai con quelli dell’altra, creando anche una sorta di antagonismo tra i due gruppi. I due barconi procedevano appaiati, a circa un centinaio di metri di distanza, nell’attesa che qualche tinca guizzasse sull’acqua. Una volta avvistata la preda e il relativo branco i due barconi si avvicinavano ponendosi su due linee parallele. Venivano dunque calate velocemente le reti procedendo circolarmente e nel medesimo senso facendo attenzione ai forti strappi delle reti che rischiavano di essere letteralmente strappate dalle mani dei pur abili pescatori. Ciascuna delle due parti del Rierùn era lunga circa 150 metri e nel punto centrale l’altezza raggiungeva i 40 metri
Chi guidava i barconi, sospinti da due grossi e pesanti remi, doveva essere estremamente abile nel disegnare con sveltezza il proprio semicerchio raggiungendo l’estremità dell’altra rete facendo in modo che non ne avanzasse della sua o che non ne mancasse più di una decina di metri, distanza facilmente colmabile facendo sfilare un’apposita corda attaccata alla rete. I barconi, quindi, si fronteggiavano di punta e due uomini per parte cominciavano a raccogliere la corda inferiore delle opposte reti e la tensione uguale faceva in modo che le due barche rimanessero perfettamente ancorate nella stessa posizione. Le corde, dunque, drenavano sul fondo con tutta l’efficacia di una rete a strascico. I barconi, poi, si avvicinavano l’uno all’altro fino a congiungersi e ci si restituiva le corde proprie della rete di ciascuna barca. Si erano così formati due cerchi chiusi e separati punteggiati dai galleggianti allineati. Da questo momento iniziava la levata vera e propria accompagnando la corda inferiore con quella dei galleggianti e i pesci finivano in fondo alla sacca fatta di maglie più spesse.
Il pescato veniva poi portato a Calcinate del Pesce dove veniva pesato e messo nelle vasche per poi essere trasportato e venduto.

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La rinascita del Rierùn 4 di 5
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Pubblicato il 24 Luglio 2014
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