Tettamanzi celebra i 90 anni dell’Ospedale

Visita del Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi all'Ospedale di Busto Arsizio, che celebra i suoi 90 anni di attività

 «Eminenza, è vero che miracoli per il momento non ne ha ancora fatti, ma insista, non si sa mai…» Con questo divertente aneddoto di un incontro con un malato, narrato dal cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi (foto), si apre la cronaca della visita che oggi, Giornata mondiale del Malato, Sua Eminenza ha reso all’ospedale di Busto Arsizio, che festeggerà il 1° Maggio i suoi 90 anni di attività.

Ben tredici anni sono passati da quando il suo predecessore Carlo Maria Martini venne in visita al nosocomio bustese per l’ultima volta: il Cardinale Tettamanzi è stato accolto da una piccola folla di operatori sanitari, autorità, giornalisti, e ovviamente di malati. Tra le presenze istituzionali si segnalava quella del presidente della Provincia Marco Reguzzoni.

«Qui la persona è soggetto di cura, non oggetto di prestazioni sanitarie: qui si cura la persona umana nella sua integrità». Queste le parole del direttore dell’azienda ospedaliera Pietro Zoia, che, emozionato, ha introdotto l’arcivescovo. Prima dell’intervento di Sua Eminenza hanno portato il loro saluto anche il decano dei primari dell’ospedale, dottor Francesco Rocca, e la caposala di pediatria Manuela Vismara in rappresentanza del personale infermieristico.

«Al malato dobbiamo sempre dare il meglio» ha detto il dottor Rocca. Penso che il nostro mestiere si fondi sulla "sindrome dell’apprendista", quel ritenere di non saperne mai abbastanza, di doversi sempre preparare a una nuova sfida umana e professionale: solo così potremo davvero servire la persona nella sua interezza».
«Stare accanto ai malati è un privilegio» ha esordito Manuela Vismara, «ma è tremendamente difficile, e ne sappiamo qualcosa. La nostra fatica emozionale è opprimente, il lavoro spesso caotico e frenetico».

Il cardinale, ringraziando tutti per l’accoglienza ricevuta, ha citato alcuni passaggi appena ascoltati nei discorsi introduttivi e che lo avevano favorevolmente colpito.«Non c’è modo migliore di vedere il difficile lavoro dell’infermiere che come un privilegio: Dio voglia che tutti possano arrivare a tanto» ha detto Tettamanzi. Sulla questione dell’integrità della persona come complesso di corpo, emozioni e spirito, introdotta dal direttore Zoia, il cardinale ha lodato la visione "olistica" che si va imponendo in medicina attorno al concetto della cura della persona prima che della malattia. «Altissima professione è quella del medico, non solo, ma di chiunque sta vicino ai malati, li soccorre, li conforta» ha detto Tettamanzi. Sulla difficoltà quotidiana del lavoro sanitario, il cardinale ha concordato sul problema culturale della società moderna, che rifiuta e allontana la sofferenza e la morte, come osservato dal dottor Rocca. «Solo rimettendo l’uomo al centro si può invertire questa tendenza» ha osservato Sua Eminenza. «Quella della medicina è una sfida, che si serve della scienza e della tecnica, ma va vista sempre nella chiave della dignità della persona».

Tettamanzi non ha mancato di esporre una visione teologica e filosofica della malattia, dell’uomo sofferente e del suo rapporto con chi lo ha in cura e con Dio. «Quando l’uomo è debole e malato, ecco, allora Dio gli si manifesta più intensamente, e tanto più esige da chi sta accanto al malato e al morente. Solo se si coglie il senso della malattia e della morte come eventi della vita si fa pace con se stessi e con Dio. Il direttore Zoia parlava dell’ospedale come amico dell’uomo; anche la Bibbia parla di Dio negli stessi termini. Allora l’amicizia tra paziente e medico, rapporto di reciprocità e rispetto, diviene un riflesso terreno di quella tra l’uomo e Dio».

Dopo l’incontro pubblico il Cardinale Tettamanzi ha officiato una Messa dedicata ai malati nella chiesetta dell’Annunciazione, all’internod el padiglione maternità. «Affido al Signore i malati, i sofferenti, soprattutto chi nel mondo patisce malattie e violenze senza avere aiuto e medicine» ha detto Tettamanzi nell’omelia., ricordando che «quando il dolore sembra cancellare anche la speranza, lì interviene la fede, dono di Dio, a ridarci forza e dignità. Perchè Dio, nelle parole del profeta Isaia, è come una madre che nutre e cnsola i suoi figli. Quando la malattia ci fa dubitare e ci rende soli, non dobbiamo dimenticare che Dio si è fatto carne in Gesù e ha sofferto uomo tra gli uomini». In giornata si ricorda anche la Madonna di Lourdes, meta di incessanti pellegrinaggi: «La Vergine ridà talora la salute con grandi miracoli, ma sempre ridà la fede». Durante la Messa il direttore Pietro Zoia ha consegnato al cardinale una targa ricordo per i 90 anni dell’ospedale bustese, che li festeggerà sostenendo i colleghi di un ospedale nigeriano nell’ambito del Progetto Nigeria.

La visita si è conlusa con un giro nelle unità operative di Medicina III a indirizzo oncoematologico (primario dottor Luigi Montalbetti) e di Malattie Infettive (primario dottor Giuliano Rizzardini), dove il Cardinale Tettamanzi ha portato il suo saluto personale a degenti e operatori dei reparti.

Come da programma, alle 18.30, in Aula Suor Bianca, sono state infine cnsegnate le benemerenze agli ex dipendenti con più di diciotto anni di attività pensionatisi tra il 1° febbraio 2004 e il 31 gennaio 2005.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Febbraio 2005
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