Piccolomo scrive a Prealpina: “Sono innocente”

La prove contro di lui? «Bugie e falsità, è dura ammettere di avere sbagliato persona». Il direttore del quotidiano: «E' la prima volta che riceviamo una lettera da un presunto killer»

 Il direttore del quotidiano La Prealpina, rientrando in ufficio ieri, alle 14, ha trovato una busta bianca, con un francobollo insolito, che recava in effige un fumetto, il topo investigatore Geronimo Stilton; il direttore si è incuriosito, ma quando ha girato la lettera ha trovato una curiosità ben maggiore, un mittente che lo ha fatto sobbalzare: «Piccolomo Giuseppe, Monza, via San Quirico». Il killer delle mani mozzate (presunto) ha inviato una lettera al direttore della Prealpina: «Era un foglio scritto in stampatello – spiega Giancarlo Angeleri – con diversi errori di grammatica, e che abbiamo deciso di pubblicare correggendo qualcosa ma lasciando sostanzialmente il testo così come lo vedono oggi i lettori». Una notizia ghiotta, non c’è che dire; il presunto assassino di Carla Molinari non aveva mai parlato, nemmeno al pm, e ha deciso di difendersi così, senza dirlo prima al suo avvocato, senza avvisare i familiari – a cui rivolge anche un saluto – e dicendo due cose: primo, che è innocente. Secondo, che stanno cercando di incastrarlo.
«Abbiamo fatto tutte le verifiche del caso – continua il direttore Angeleri – quando ci è stato assicurato che la lettera era autentica e non era di un mitomane, abbiamo avvisato anche gli inquirenti, a cui abbiamo consegnato la copia originale».

La lettera è data 26 luglio, Piccolomo scrive così: «Oggi sono otto mesi che sono sepolto vivo, accusato di qualcosa che non ho mai fatto. Ripeterò fino alla morte che sono innocente; io non sono mai entrato in quella casa…..hanno cercato in tutti i modi di farmi apparire colpevole e ripeto ancora: sono innocente». L’indagato attacca duramente gli inquirenti, scrive con un italiano non perfetto ma quello che conta è il senso delle sue parole: «Certo che è dura ammettere di avere sbagliato persona – recita la lettera a La Prealpina – e così è più facile mettere del sangue su un coltello che non è mai uscito da casa mia che fare la figura di m…e dire che abbiamo sbagliato. Ero la persona più adatta ad incolpare: non hanno trovato nessun riscontro di tutte le accuse che mi hanno fatto: solo due puntini, come due puntini d’ago sul coltello che tenevo sul comodino in bella vista e aspettava che arrivassero loro a prenderlo».
L’autodifesa continua, Piccolomo dice che le accus esono sono bugie e falsità, in particolare si riferisce alle ultime prove emerse: la presenza di sangue della vittima nel suo coltello (quello trovato sul comodino nella casa di Ispra); si appella al giudice («spero che non sia cieco»), si rivolge agli avvocati («mi dicono di stare calmo ma è difficile stare calmi»), ricorda i figli («Amira di 4 anni e Rayan di 2 sono tutta la mia vita insieme a mia moglie Zineb»), saluta il figlio Diego («sono innocente» gli dice), chiede scusa ai fratelli e alle sorelle per «quello che stanno subendo», e saluta due amici, Giorgio e Giuseppe.
Il direttore del quotidiano la Prealpina Giancarlo Angeleri commenta: «Non mi era mai capitato di ricevere una lettera del genere, normalmente ci scrivono detenuti di fatti meno gravi contestando le accuse – osserva Angeleri – oppure i detenuti del carcere di Busto Arsizio che lamentano le condizioni della detenzione. La nostra scelta, di solito, è quella di trasformare queste indicazioni in servizi di cronaca. Ma questo era un caso unico».

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Pubblicato il 29 Luglio 2010
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