Piccolomo in lacrime: “Sono innocente”

L'imputato del processo delle mani mozzate legge in aula le sue dichiarazioni spontanee in cui si proclama estraneo al delitto. Quando parla dei rapporti familiari scoppia in un pianto

Giuseppe Piccolomo ha letto in aula il suo memoriale, proclamandosi nuovamente innocente rispetto all’accusa di aver ucciso la ex tipografa Carla Molinari a Cocquio Trevisago. La sostanza delle accuse rimane però invariata e Piccolomo non ha offerto colpi di scena alla corte; in certi passaggi della sua ricostruzione è sembrato quasi difendersi più dalle accuse delle figlie di essere stato un cattivo padre che altro. Mentre in ordine al delitto, ha cercato di ricostruire la giornata del 5 novembre 2009,  elencando tutti i suoi spostamenti, orario per orario. Alla fine ha anche affermato che non vuole essere un nuovo caso Tortora. Il suo ultimo teatrale appello alla corte d’assise. 

Piccolomo ha spiegato perché la felpa bianca che indossava quella mattina e con la quale viene ripreso dalle telecamere del centro commerciale, non è stata mai trovata: l’aveva sporcata di grasso, mentre ricaricava la batteria della macchina, e quindi  l’avrebbe gettata in un bidone della spazzatura.

Ha inoltre affermato che quella mattina si trovava al caffè Felmoca di Cocquio Trevisago e non al Bistrot: la donna che lo vide metterei mozziconi in un barattolo si sarebbe sbagliata. Quanto al movente del delitto, ovvero la macanza di soldi, ha sostenuto che gli avevano promesso 135mila euro per la vendita di un terreno, soldi che presto avrebbe incassato.

Sugli orari, Pippo ha cercato di ricostruire spostamenti precisi: ammette di essere passato alle 15 e 07 vicino alla scuola Salvini di Cocquio (a pochi metri dalla casa della vittima) ma solo per recarsi in un bar dove avrebbe incontrato l’amico Franco Leggio, un testimone che però non ha confermato nulla e che oggi Pippo ha persino insultato. Piccolomo sostiene anche di essersi recato alle 16 e 15 al centro commerciale a comprare banane e frutta, dove avrebbe parlato con molte persone (ma nessuno lo ha confermato).
Oppure di esser andato intorno alle 17 e 15 al negozio di Malgesso “da Moreno”, dove fece acquisti. Ritornò a casa alle 18 e 30, si addormentò sul divano, ricette una chiamata dalla moglie, si riaddormentò sul divano. Insomma, una giornata piena che non lascerebbe spazio al delitto compiuto nel primo pomeriggio come suggerisce l’autopsia.

Non ha però detto nulla sul coltello, la prova più forte e importante del processo. 
Momenti di vera e propria tensione si sono invece vissuti quando ha parlato delle figlie, della moglie, e di altri episodi a carattere personale e famigliare che nulla hanno a che vedere con il delitto, ma evidentemente causano molto dolore alla famiglia Piccolomo. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Giugno 2011
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