Carte clonate, i dati rubati con il conto al ristorante

Operazione della Procura e dei carabinieri: la clonazione avveniva in locali pubblici con software avanzatissimi

Tu andavi a mangiare il pesce in un ristorante di Arona e se pagavi con la carta di credito te le clonavano. Ma anche se andavi a fare la spesa in due supermercati della zona verbano, e pagavi con la carta, rischiavi la clonazione. Un marchingegno informatico, che gli inquirenti stanno cercando, era all’origine di una serie di truffe. Secondo le accuse i dati delle carte venivano inviati a un genio dell’informatica di Jerago con Orago, ora ricercato, che gestiva il passaggio di soldi da un conto all’altro. Decine i truffati, che denunciavano movimenti anomali sulle loro carte di credito. L’indagine risale a fatti del 2006 e inizio 2007. I carabinieri notano che buona parte di queste denunce parte dalla stazione di Laveno. Scoprono che due supermercati della zona, ignari di tutto, sono stati visitati da ignoti nella notte (in particolare si cerca un romeno) e che qualcuno ha messo nelle casse un software avanzato. Analoga scoperta viene fatta per il ristorante di Arona, il cui titolare è invece coinvolto. Ma dove inviare i soldi rubati con la clonazione? In conti correnti aperti con nomi falsi.
Entrano in gioco i ladri di carte di identità: l’11 novembre 2006 a Veddasca vengono rubate 250 carte d’identità in bianco. I carabinieri accusano di quel furto Giovanni Moroldo, un operaio del paese che avrebbe ammesso di aver fatto da basista, mentre il furto sarebbe stato commesso da un serbo Mehemet Kukuljac (già arrestato per latri reati), conosciuto anni prima in carcere in Germania.

I documenti venivano successivamente inviati ai falsificatori: Giuseppe Malta calabrese di Arsago Seprio di 44 anni, e il figlio Antonio di 20, accusati di aver fabbricato i documenti falsi, e così anche Andrea Cardani, un 45enne di Porto Valtravaglia.

Con carte d’identità nuove di zecca e naturalmente false, gli indagati si presentavano in banca e aprivano conti correnti utilizzati per far confluire i soldi clonati. Moroldo avrebbe utilizzato il nome finto di “Angelo Firpini” per aprire due conti e intestare utenze cellulari, ma c’era anche la finta “Anna Caverzaghi” che in realtà era un’altra indagata impegnata nella stessa fraudolenta operazione.
Aspetto curioso era poi come venivano rubati i soldi: il genio di Jerago pare fosse esperto nel tentare combinazioni con numeri seriali per intercettare numeri di carte di credito, con prelievi di centro euro circa a botta. Per non lasciare traccia, il denaro veniva fatto confluire in carte delle scommesse on line aperte in agenzie ignare di tutto, oppure con un altro ingegnoso sistema: giocare a poker on line. In sostanza, secondo gli inquirenti il cervello di Jerago giocava da solo ma utilizzava più computer. Così “Angelo Firpini” e “Anna Caverzaghi”, i due “nomi fantasma”, perdevano somme ingenti  a poker contro di lui, e i soldi rubati che erano sui loro conti, finivano in altri lidi più sicuri, praticamente ripuliti.

L’operazione è stata condotta dal pm Tiziano Masini della procura di Varese, con i carabinieri di Varese e la compagnia di Luino: 5 gli arresti (4 in carcere e una ai domiciliari): il basista Giovanno Moroldo 45 anni (ai domiciliari), i falsificatori Giuseppe Malta 45 anni, Antonio Malta 20 anni, Andrea Cardani 45 anni, il ristoratore del "Monna Lisa" di Arona, Filippo Giuffrida 43 anni. Ricercati i cervelli: lo Jeraghese e il romeno. Due denunce a piede libero. Le accuse sono a vario titolo l’indebito uso e clonazione di carte di credito, la ricettazione e vari reati di falso.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Gennaio 2008
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