Sgomento per la tragedia di Morosolo

Giuseppe Basso, 53 anni, ha prima litigato col figlio 16enne, gli ha dato tre coltellate e poi ha deciso di farla finita nella sua ditta di Brunello. Il ragazzo, ricoverato in pronto soccorso, non è in pericolo di vita. Alle 18, un momento di raccoglimento nella parrocchia Sant'Eusebio

«Forse credeva di aver ucciso il figlio e non ha sopportato il pensiero di ciò che aveva fatto». All’indomani della tragedia familiare avvenuta nel pomeriggio di domenica 7 dicembre tra Morosolo e Brunello, lo sgomento non abbandona il paese in cui è avvenuta questa triste vicenda. Un alterco tra padre e figlio, culminata con tre coltellate date dal genitore al ragazzo di 15 anni nella loro villetta di Morosolo; poi la corsa verso l’azienda di Brunello e un’altra coltellata al cuore, questa volta mortale, che Giuseppe Basso si è inferto in un ufficio della sua ditta, la Tecnosteel, che si occupa di armadi per l’informatica e soluzioni per data center.

Tutto è cominciato intorno alle 12.30 di ieri pomeriggio. Basso, 53 anni, imprenditore affermato e persona nota in paese, ha avuto un alterco con uno dei suoi figli al piano terra della villetta di famiglia, a Morosolo: all’origine sembrano esserci futili motivi, un rimprovero per la perdita di tempo ai videogiochi invece che studiare. Di sicuro motivi non sufficienti per giustificare le tre coltellate, due alla schiena e una al fianco, inferte dal padre al figlio di 15 anni: il giovane è riuscito ad avvertire la madre, che ha chiamato i soccorsi arrivati con l’elicottero. Trasportato in pronto soccorso, ha riportato ferite lievi e non versa in gravi condizioni.

Il padre, probabilmente sconvolto dall’episodio e in stato confusionale, ha preso la macchina e si è allontanato da casa. Polizia e Carabinieri si sono messi subito sulle sue tracce, cercandolo nel bosco intorno alla ditta di Brunello da lui fondata nel 1998 e gestita insieme ad altri due soci. Giuseppe Basso (nella foto a destra) però si è diretto all’interno dell’azienda, ha staccato l’allarme per entrare col badge privato e lo ha poi riattivato, dopo si è rifugiato in un ufficio e lì l’ha fatta finita con un coltello infilato nel petto. Lo hanno trovato intorno alle 13.40 le forze dell’ordine, entrate nella ditta coi soci di Basso, sconvolti per quanto successo.

Senza parole anche la comunità di Morosolo, dal primo cittadino Andrea Zanotti all’assessore Erika Dal Zotto fino al parroco, don Norberto Brigatti: i Basso sono infatti gente conosciuta in paese, sono attivi nella comunità pastorale ed una serie di notizie del genere ha lasciato tutti sbigottiti. I vicini di casa descrivono la famiglia come normale (sono tre i figli, il più grande ha 22 anni e il più piccolo 13), benvoluta e tranquilla: non c’era mai stato nessun segnale che potesse far pensare ad una situazione come quella che si è consumata in questo triste Sant’Ambrogio 2014. Oltre alla tensione famigliare il gesto del 53enne potrebbe essere ricondotto allo stress legato alla situazione dell’azienda, che i soci di Basso assicurano non essere in situazione di difficoltà. Indagano i carabinieri della compagnia di Varese coordinati dal pm di turno Sabrina Ditaranto.

Intanto don Norberto Brigatti, il parroco e responsabile della comunità pastorale di Sant’Eusebio ha invitato la comunità a pregare isieme. Stasera, alle 18, verrà celebrato un momento di raccoglimento.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Dicembre 2014
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