Stadio, si resta allo Speroni: primo passo, adattarlo alla B

L'amministrazione ribadisce e spiega: necessario intervenire ora sullo stadio esistente. Uno Zoppo inasprito manda giù l'amara medicina ma conquista un successo di pubblico fra i tifosi

Sullo stadio della Pro Patria, alla fine la montagna ha partorito il topolino. Ma è un topolino che potrà gustare il formaggio della serie B, dicono da Palazzo Gilardoni, e società e tifosi devono fare –  per ora – buon viso a cattivo gioco. È stata un’assemblea intensa, affollata ma civile, quella di giovedì sera ai Molini Marzoli per sciogliere il nodo delle scelte relative allo stadio, convocata dal comitato di tifosi capitanato da Lele Magni e moderata da Giovanni Castiglioni di Bustosport.it. Resta per ora delusa l’ambizione del patron Giuseppe Zoppo di un grande stadio con annesse unità commerciali, ma anche alberghiere e di medicina sportiva – come esposto con tanto di progetti dal consigliere del CdA Pro Patria, architetto Fiorenzo Scaburri. Si ripiega su un adeguamento, prima, e su un apliamento e rifacimento poi dello Speroni. Alle richieste secche. logiche e talora dure, da "lavoro-guadagno-spendo-pretendo" di Zoppo, l’amministrazione ha opposto un efficace "muro" da volley (viste le passioni e i trascorsi del sindaco) riportando tutti all’idea di intervenire prima di tutto e subito sullo Speroni per metterlo a norma in vista dell’auspicata serie B.

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Secondo Scaburri non si dovrebbe nemmeno parlare di stadio, bensì di struttura polifunzionale per il "grande sogno", una sorta di «teatro» dedicato al calcio con servizi di supporto, quello prospettato a suo tempo nell’area tra il PalaYamamaY di viale Gabardi e la castellanzese Clinica Santa Maria e ripresentato in chiave meno strettamente commerciale. Terreni di fatto indisponibili, aveva chiarito già in novembre il Comune. Quindi addio, almeno per ora, al megastadio con attigui campi d’allenamento inseriti nel Parco Alto Milanese. L’opzione alternativa del rinnovato Speroni inizialmente era piaciuta e molto al presidente Zoppo, poi lungaggini e ridimensionamenti progettuali gli hanno fatto cambiare idea.

«Eravamo partiti con molti dubbi, sapendo bene quali erano le carenze strutturali. Fin da prima di acquistare la società chiedemmo di poter creare una struttura d’altezza: a giugno ci fu assicurato che l’amministrazione sarebbe stata al nostro fianco» sibilava il patron all’indirizzo di Farioli, del vice Reguzzoni e dell’assessore allo sport Azzimonti.  Deluso, patron Zoppo parlava di «rappezzo» e di «intervento senza senso» per l’adeguamento rapido dello Speroni proposta dal Comune seguito da ampi interventi della società («fisicamente ci stiamo, ma restiamo compressi. è una soluzione-tampone» chiosava Scaburri). Peccato che il terreno alternativo, semplicemente, a Busto non ci sia, non nei tempi ristretti di Zoppo&Co. «Due mesi fa attendevo che si mettesse nero su bianco quanto avevamo concordato, ora dico: si decida che strada prendere, finchè stiamo qui a parlare non serve a nulla». Applausi a scena aperta (come più avanti per Ninetto Pellegatta e il sindaco emerito Giampiero Rossi, voci dell’esperienza), con Zoppo "elettrico" che minacciava di prendere decisioni chiave da qui ai prossimi giorni.

Abile e centrata sul buonsenso la controreplica condotta con paziente diplomazia da Farioli e a denti decisamente più stretti da Reguzzoni, cui va il Premio Coraggio della serata per aver osato dire «A me il calcio non piace». Farioli ha spiegato perchè il "grande sogno" non potrebbe che essere intercomunale – drammatica dimostrazione di quanto poco spazio sia rimasto da queste parti, tra parentesi; e scartato viale Gabardi, per le medesime ragioni risulta impraticabile anche l’area di MalpensaFiere. «L’ottimo non sia nemico del buono», insomma meglio l’uovo oggi che la gallina domani, se l’uovo ti dà l’energia per giocare in serie B. Per lo Speroni si spera di iniziare i lavori più urgenti già durante questo campionato. La prima fase sarebbe a carico pienamente del Comune; in un secondo momento, precisava poi Reguzzoni, subentrerebbe la società con lo strumento dei piani integrati d’intervento, dove le strutture aggiuntive, alberghiere, sanitarie, commerciali, sarebbero compensate con l’ulteriore e definitiva sistemazione dello stadio e aree adiacenti. «Alla nostra proposta» dirà Farioli «come primo passo che culmini poi in una cittadella sportiva diciamo sì, se poi la società non ci sta ristrutturiamo comunque lo Speroni e gestirà il tutto Agesp Servizi». Frase rivelatrice che fa scendere in campo un autentico convitato di pietra della vicenda: il gestore del patrimonio comunale.

Zoppo, uditi Farioli e Reguzzoni, ribatteva su toni più concilianti. «Sono contento delle rassicurazioni giunte: mi auguro solo» avverte «che il "rappezzo" non resti poi per aria, perchè se il progetto viene interrotto… Una risposta per quanto mi riguarda mi è stata data» concede. «Per ora abbiamo ottenuto la possibilit di giocare, e finchè l’abbiamo la squadra resta qui». Tifosi sollevati, sipario. Tra qualche mese una nuova verifica tra le parti, in primavera o anche prima. L’amministrazione ha guadagnato alcune settimane, Giuseppe Zoppo resta vigile e pronto a fare fuoco e fiamme al primo intoppo. La sua Pro Patria va al passo di corsa… e lui esige che il Comune la preceda.

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Pubblicato il 16 Gennaio 2009
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