Una Giöbia… da leccarsi i baffi

Fantocci al rogo per gettarsi alle spalle il passato come da tradizione, polenta e bruscitti per "dare sostanza" al futuro. Oltre quattromila le porzioni servite

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Torna la Giöbia (la scriviamo così su suggerimento dell’esperto) e con la "vecchia" si bruciano i mali del passato 2008: la crisi, prima di tutto, ma anche «invidie, gelosie, preoccupazioni» nell’auspicio del primo cittadino. Un fuoco allegro, quest’anno tenutosi al posteggio di via Einaudi, davanti al quale scaldarsi con la famiglia, con gli amici, nell’ultimo giovedì di gennaio, debitamente freddo. È il momento dell’unità nella tradizione, una tradizione "ripescata" quando sembrava doversi spegnere. E invece no, le braci che covavano sono tornate ad ardere illuminando la notte invernale, invocando, come da millenni immemorabili in tradizione, il ritorno alla vita e alla luce. Un rito dalle radici profondamente pagane, d’altri tempi, che va a scavare nell’incoscio delle genti bustocche, in quel desiderio di calore e luce che si fa spasmodico con il lento risalire in cielo del sole, giorno dopo giorno, dopo le lente settimane dell’oscurità e del gelo. Un rito che sorprende e spazza i luoghi comuni: "Sai io non sono di Busto" diceva un astante a un’amica, "ci lavoro soltanto. Vedo tutta questa gente che esce, che va a una festa. Che sarà mai, dico, che ha trascinato i bustocchi fuori di casa?" Le tante Giöbie, una per ogni volontà di sbarazzarsi di problemi, buio, tristezze. Commercianti, le classi 45 e 46: una contro l’autosilo di piazza Vittorio Emanuele contro l’autosilo, una dedicata al pranzo tradizionale dei promessi sposi, la stuà en cònscia, una macchina, il mister Gelo della scuola dell’infanzia Bianca Garavaglia, la tradizione con la Famiglia Bustocca…

Dicono sia venuta bene questa Giöbia 2009: bella o brutta, "politica" o tradizionale. Se brucia e cade bene, l’annata non potrà essere malvagia. Sperèm: di questo anno che è appena nato già ci hanno detto tutto il peggio possibile. Ma nutriti gli occhi e dato calore alle membra intirizzite, viene il momento di dare nutrimento e calore allo stomaco. E la marcia di massa verso piazza San Giovanni è la corsa al miglior posto in fila: una coda da quattromila persone che il sindaco e gli assessori, trasformati in camerieri, serviranno di robuste e gustose porzioni di polenta e bruscitti. Non è in verità il più filologico dei piatti, che sarebbe il risotto con la luganiga: ma riempire che è un piacere, è buono da matti e «scalda di più», parola di vicesindaco, partigiano nella disputa fra "polentari" e "risottisti".

I cuochi, inutile dirlo, lavorano come dannati: ma col sorriso sulle labbra. È il trionfo dei commercianti di Ascom e del CCCC, il comitato del centro cittadino, è quello che ride più largo di tutti sotto i baffi è il solito Gianfranco Piran, "padrone di casa" fra i macellai. Le grandi padelle sono letteralmente lucidate dal pubblico appetito. La crisi, qui in piazza, è scongiurata: si mangia gratis. «Offre Fazio» strilla al microfono il sindaco, con grave rischio per il portafogli del nuovo assessore alla sicurezza  (nella foto). Eh sì, perchè come annuncia il primo cittadino, scatenato fra il telefono rovente, i piatti da servire e il microfono con cui annuncia alle 20,29 in punto lo sfondamento di quota quattromila porzioni (record), l’ex vicequestore di Busto ha appena ricevuto da Bologna la notizia della nascita di Giulia, la sua quinta nipotina, prima nata della sua figlia più giovane. Ed è un altro motivo per festeggiare: il futuro è donna.

Severa e silenziosa, la basilica di San Giovanni osserva dall’alto questo rito pagano, questo peccato di gola collettivo bagnato da abbondante vino rosso.

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Pubblicato il 29 Gennaio 2009
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