Collezione Merlini, il sindaco: “Pensiamo al Borri”
Farioli non perde tempo e annuncia per settembre un'iniziativa per elaborare un progetto di polo educativo culturale secondo le volontà dello stesso proprietario. In pole position l'ex-calzaturificio acquistato dal comune
Le tessere del puzzle ci sono tutte: c’è una grande collezione d’arte in cerca di una casa, c’è il sogno di un sindaco che vorrebbe creare un polo culturale votato al bello e all’arte, c’è un luogo fisico (l’ex-calzaturificio Borri, nella foto a sin.) acquistato dall’amministrazione e abbastanza grande da poterne diventare la sede, c’è la volontà del collezionista di lasciare a Busto Arsizio (o altrove) un grande segno della sua passione alla quale ha dedicato una vita. L’unico ostacolo sarebbe l’investimento che l’amministrazione guidata da gigi farioli dovrebbe affrontare in un periodo difficile per le finanze pubbliche, qualsiasi esse siano.
Ma il sindaco non ne fa un mistero, l’idea di un polo educativo è sicuramente allettante e già un anno fa era stato con Giuseppe Merlini, il commercialista proprietario della grande collezione di opere d’arte, proprio nei locali dell’ex-calzaturificio per pensare ad una sitemazione della collezione in quel luogo: «L’edificio o parte di esso sarebbe la sede ideale – ha commentato ancora il sindaco – ma è ancora presto per parlarne, a settembre organizzeremo un tavolo per discuterne con tutti i soggetti che possono essere interessati». La decisione di Merlini, venuto allo scoperto con un articolo-appello sul Corriere della Sera per non disperdere l’immenso patrimonio artistico, a questo punto scopre le carte in tavola e anche per l’amministrazione bustocca è più facile ora elaborare un progetto e lanciare a sua volta un altro appello per capire se c’è interesse da parte di chi detiene capitali di investire in una sorta di museo.
Il nostro lettore Umberto invita tutti a non perdere l’ennesima occasione culturale che ci viene offerta dal commercialista appassionato d’arte ma in molti già temono l’ennesima parcellizzazione di una proposta culturale in una provincia che ha avuto molte occasioni ma che non le ha sempre sviluppate in maniera adeguata: a Luino con un museo delle opere di Aligi Sassu, a Villa Panza con la sede del Guggenheim sfumata e a Gallarate con la Fondazione Culturale della quale ultimamente si sono scoperti i debiti, mentre per il Maga ci sono ancora buone prospettive. Insomma l’arte è un settore che richiede grandi sforzi economici e non sempre ripaga nell’immediato ma di treni ne passano pochi, sempre meno, e perderli sarebbe un vero peccato per una provincia che ama parlare di turismo ma spesso non sa come declinarlo nel proprio territorio.
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