Accam “provincia dei rifiuti”?

Alla festa di Liberazione si è discusso del Piano provinciale rifiuti e delle recenti vicende che hanno coinvolto l'inceneritore Accam

A Busto Arsizio come in provincia la questione rifiuti è più viva che mai. Se ne è discusso alla Festa di Liberazione presso la Colonia Elioterapica di via Ferrini con quattro relatori che hanno dato il polso di una situazione ancora fluida. Invitati al tavolo dei relatori erano Marco Caldiroli di Medicina Democratica, Giampaolo Livetti, capogruppo di Rifondazione Comunista e membro della commissione provinciale Ambiente e Roberto Raccanelli, assessore all’Ambiente a Fagnano Olona e laureando in ingegneria ambientale con una tesi sulla gestione dei rifiuti. Infine è stato invitato sul palco dagli organizzatori Alessandro Barbaglia, portavoce "storico" del Comitato Ecologico Inceneritore ed Ambiente di Borsano. A moderare l’incontro era il collaboratore di Varesenews Stefano D’Adamo; un saluto d’apertura è stato pronunciato dal consigliere comunale Antonello Corrado, e tra il pubblico era presente il presidente della commissione comunale Ambiente Carlo Fontana.

Gli interventi hanno messo in luce le magagne del Piano provinciale rifiuti, peraltro ancora in fase di studio e definizione. «Il piano prevede un calo della prodiuzione di rifiuti pari all’1% annuo fino al 2014», ha ricordato Caldiroli, «ma giova ricordare che già nel 2002-2003 in Lombardia la produzione di rifiuti è scesa del 3,8%. Le soluzioni per ridurre a monti i rifiuti possono essere anche semplici, come sostituire piatti e bicchieri di plastica con quelli in Mater-Bi» (la "plastica" biodegradabile, ndr). La nostra provincia è "riciclona" per eccellenza: secondo i dati del 2003, ricordati da Caldiroli, vi si riciclavano 530.000 tonnellate di rifiuti, di cui 320.000 provenienti da altre province. «L’obiettivo del piano del 60% di riciclaggio per il 2014 appare inadeguato» ha detto Caldiroli; «vorrebbe dire riciclare meno plastica e meno vetro di oggi… La verità è che il piano provinciale rifiuti punta sull’incenerimento. E come dimostra il libro "L’Italia sotto i rifiuti" di Marino Ruzzenenti, là dove si opta per l’incenerimento come scelta primaria (vedi Brescia o Pavia) si nota che la raccolta differenziata ben presto resta al palo e la produzione di rifiuti schizza alle stelle anzichè diminuire. È un caso?». Come a dire: il business dell’incenerimento tende a produrre il materiale che lo alimenta.

Raccanelli ha denunciato lo scaricabarile della Provincia sulle amministrazioni locali. «Le ultime formulazioni del piano suddividono la provincia in cinque sub-ambiti, ai quali Villa Recalcati dice: fate come volete. È un modo di passare la patata bollente ai Comuni». Circa la tariffazione puntuale per i rifiuti (più produci rifiuti, più paghi), Raccanelli vede un grave pericolo all’orizzonte. «Il concetto è giustissimo, ma l’unico risultato sicuro che otterrà sarà un’impennata vertiginosa degli abbandoni di rifiuti in boschi e brughiere, purtroppo». A questo appunto però la Provincia non risponde, e anche Caldiroli dissente, ritenendo che controlli ed educazione del cittadino possano limitare il problema. Un secondo punto messo in luce da Raccanelli è quello dei trasporti, «che da soli producono dal 70 all’80% dell’impatto ambientale della gestione dei rifiuti: "Non una parola è dedicata ad essi nel piano. È una mancanza gravissima».

Livetti ha dato lettura del comunicato congiunto emanato giusto ieri dai capigruppo d’opposizione di Villa Recalcati. Vi si denuncia che la prima parte del piano – che l’opposizione condivide, consistendo in analisi accurate e dichiarazioni di principio – non è stata approvata in Consiglio provinciale prima di passare a definire la seconda, che a questo punto, e solo a questo punto, sarebbe legata alle disposizioni della prima. «Grave» è definita la decisione di affidare ai sub-ambiti locali le scelte "scomode". «Si è spesso parlato di Varese come "Land of Tourism", ma vorrei proprio vedere i turisti visitare il Sud della provincia…» ha ironizzato l’esponente comunista.

Barbaglia ha ribadito la posizione del Comitato di Borsano circa il fatto che Accam «è figlia di logiche sorpassate, non ha più senso così, cacciata in un angolo all’estremo sud della provincia». Il Comitato non vuole rifilare altri inceneritori al resto della provincia, bensì far capire che certe logiche appartengono al passato. Questo concetto tuttavia non è ancora passato, e i borsanesi non hanno finora trovato la minima solidarietà al di fuori di Busto. Sulle recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto Accam (sia pure come parte lesa, ma il direttore tecnico dell’impianto è agli arresti domiciliari, ndr), Barbaglia ha riferito che il Comitato «ha avuto conferma dei suoi sospetti, per i quali aveva inoltrato vari esposti alla magistratura. Gestione allegra dell’impianto, rifiuti che non dovevano esserci, appetiti da soddisfare. E il fatto che chi è direttamente sotto il camino riceve meno ricadute di fumi di chi è ad una certa distanza non ci solleva affatto. Vicini o lontani, diossine e benzene sono cancerogeni». Una piccola discussione si è avuta tra Barbaglia e Raccanelli sulla convenzione Accam-Busto: Raccanelli non la trova condivisibile «perchè la somma da versare per le mitigazioni ambientali non risolve certo il problema dell’impatto di Accam», Barbaglia ha ribattuto che «a noi il denaro non interessa, vogliamo garanzie di controllo e sulla futura chiusura e bonifica dell’impianto». Per Caldiroli, infine, «Stupisce l’assenza di un ruolo della Provincia in Accam, con l’assessore Pintus che più volte si è dichiarato non competente a trattare di Accam e del suo bacino…». Busto provincia di Varese, ma Accam provincia dei rifiuti, dunque?

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Pubblicato il 02 Luglio 2005
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