Mizar, i cassintegrati tornano alla carica
Dopo un anno sono rimasti in 64: hanno ottenuto dal sindaco la convocazione di un tavolo di confronto e chiedono interventi concreti per ricollocazione e formazione professionale
A un anno dall’accordo che li mise in cassa integrazione, i dipendenti della Mizar nuotano ancora in acque tempestose. Sui 112 rimasti senza lavoro, fra chi è riuscito a trovare altri impieghi e chi per immediata necessità di denaro si è licenziato, in modo da ricevere il TFR e la buonuscita di 8000 euro, ne sono rimasti 64, che ora chiedono azioni concrete da parte di Comune e Provincia: ormai, le parole stanno a zero.
Spiegano Antonio Ferrario e Rocco Bucceri di AlCobas: «Dopo un anno di cassa integrazione ci siamo presentati in consiglio comunale per lamentare il mancato rispetto delle promesse fatte allora su ricollocazione e "corsie preferenziali" per l’assunzione di chi era rimasto escluso dai cicli produttivi». I mesi sono passati, a settecento euro netti. È il momento di agire concretamente, insistono i cassintegrati Mizar. Per questo hanno ottenuto dal sindaco Farioli l’impegno a convocare dal 16 al 20 aprile prossimi un tavolo di confronto con azienda, sindacati, Comune e Provincia. Sul piatto i passi concreti da compiere e le richieste di chi è rimasto a casa: «Si è parlato molto di ricollocazione, ma alla fine chi ha trovato lavoro l’ha fatto in gran parte per conto proprio. Quanto alla riqualificazione professionale e ai corsi relativi promessi a suo tempo dalla Provincia, è ora di metterli in atto. Siamo in 64: entro settembre dovremo decidere se tornare a lavorare, ma questa volta a Bergamo (dove Mizar concentra oggi la produzione, ndr): per chi accetterà, almeno l’azienda fornisca l’autobus per raggiungere la fabbrica…»
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