Nuovo no alla commissione sulle irregolarità amministrative
Bocciata in modo rocambolesco, al voto, la proposta dell'Ulivo-PD, tra controaccuse reciproche di strumentalizzazione politica
La commissione ad hoc (d’inchiesta, di scopo, la si chiami come si vuole) sulle irregolarità amminsitrative che hanno portato la Corte dei Conti, e prima Ministero del Tesoro e Guardia di Finanza, a indagare sul Comune di Busto non s’ha da fare. Lo ha ribadito per la seconda volta mercoledì sera il consiglio comunale, bocciando una delibera ad hoc presentata dal gruppo consiliare Ulivo-Pd e da Mario Cislaghi del gruppo misto. Dopo una lunga discussione, un autentico dialogo fra sordi, al voto le carte sono state sparigliate dalla confusione, materiale e di idee: undici pari, quattro astenuti e provvedimento bocciato per un soffio. Da notare l’astensione dello stesso Cislaghi (!), il voto favorevole per errore di Salomi (Udc), quello altresì favorevole e dichiarato dell’ex sindaco Luigi Rosa (Busto Civitas), la cui amministrazione (2002-2006) è pure parte in causa in questa vicenda, e almeno un altro voto di maggioranza (Fahranghi) che per un problema tecnico non risultava registrato dall’infernale macchinario per il voto elettronico, fonte di comiche involontarie quasi ad ogni seduta. Se si tiene poi conto di assenze varie al momento del voto anche nella minoranza (Marta Tosi per maternità, Porfidio convalescente andato via a metà seduta), le cose avrebbe potuto mettersi in modo davvero singolare. Insomma, un no che per circostanze casuali ha rischiato di diventare sì.
La discussione del punto era stata preceduta dall’ampio intervento del sindaco che relazionava sul lavoro svolto dalla task force di esperti riunita intorno al segretario-direttore generale del Comune. Quando poi si è giunti a discutere il punto, le posizioni sono apparse subito rigide ed inflessibili. Accuse reciproche di strumentalizzazione, pregiudizio ed apertura della campagna elettorale hanno macchiato il dibattito in partenza. Da un lato la minoranza contestava al centrodestra di presentare la commissione come un tribunale penale, dall’altro la maggioranza puntava il dito contro la tendenza del centrosinistra a farne un cavallo di battaglia politico piuttosto che uno strumento d’indagine tecnico-amministrativo. Ci finiva di mezzo anche la stampa, ossia «chi della notizia perniciosa fa l’obiettivo del proprio lavoro» (memorabile definizione di Gianfranco Bottini, Forza Italia), che informata a spizzichi e bocconi per ragioni di "tutela" e di "riservatezza", finisce suo malgrado per fare dell’allarmismo. «Chi tutela invece i cittadini?» chiederà D’Adda dell’Ulivo, gonfiando a 60.000 il numero delle famiglie bustocche e prendendosi le reprimende della maggioranza per fatto, appunto, dell’allarmismo.
Rivendicativo l’atteggiamento dell’ex sindaco Gianfranco Tosi: soto di lui è cominciato il diluvio degli atti contestati – i primi sono stati i famosi "super stipendi" ai dirigenti che Tosi difende a viso aperto e spada tratta. «Non abbiamo nulla da temere nè da nascondere, qui nessuno deve pagare niente; dire altro è strumentale. Avevamo messo in essere un sistema premiante eccessivo? Io credo di no. Le nostre erano scelte premianti e incentivanti, poi secondo il giudizio del governo centrale (leggi: Roma ladrona ndr) questi compensi erano eccessivi». Decisamente più preoccupato l’Ulivo: Ruggiero ribadiva la volontà di vederci chiaro per evitare guai simili anche in futuro, Mariani tuonava sull’esistenza di «responsabilità politiche» chiare e definite, Grandi elencava quanti escono «con le ossa rotte» dalla vicenda: macchina amministrativa comunale, sindacati («se la vedranno coi lavoratori») e lo stesso consiglio comunale.
Chiudendo, il sindaco Farioli ribadiva il no alla commissione d’inchiesta o di scopo che fosse, chiedendo di rinviare ogni decisione a dopo la presentazione delle nuove controdeduzioni sui rilievi mossi dalla Corte dei Conti. Dopo di allora, a marzo, si avvierà il meccanismo dei provvedimenti di autotutela e la necessaria riorganizzazione interna di Palazzo Gilardoni.
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