Il problema nasce dalla separazione delle società

La società Facib spa si è sdoppiata ma i lavoratori non sono stati riassorbiti. Ecco da dove è nato il cortocircuito che ha messo in difficoltà 16 lavoratori

Una azienda sana, un fatturato di 12 milioni e la proprietà di 7 marchi. Questa era la Facib Spa di Solbiate Olona -nota ai più con il nome di uno dei suoi brand, Faciba Planet- fino al 2012. Poi la crisi è arrivata a sferzare anche questa società conducendo ad una drammatica situazione 16 lavoratori, senza stipendio e ammortizzatori sociali da 9 mesi. 
Ma come si è arrivati a questa situazione? La crisi aziendale inizia il 29 ottobre 2012 con la domanda di concordato depositata presso il tribunale di Busto Arsizio, congelando così tutti i debiti pregressi accumulati. Qualche mese dopo, il 18 aprile, il tribunale ha ammesso la società alla procedura di concordato che ha portato durante l’estate la pratica sui tavoli del ministero. Nel frattempo, però, la situazione all’interno dello stabilimento di via per Fagnano è sensibilmente cambiata per i 42 dipendenti.
La società «Nel mese di novembre [2013] ha ceduto i rami d’azienda Ad Hoc e Faciba ad un’altra società, la Annibal Srl» spiega l’amministratore delegato di Facib, Massimo Cortesi. La nuova società è tuttavia costituita dai due soci uscenti dell’azienda tra cui Andrea Nicola Baldoni «non più coinvolti nella nuova gestione societaria di Facib spa», precisa Cortesi. E così se «Facib spa ha mantenuto quasi tutte le risorse umane in organico facenti capo alle linee Armata di Mare e Faciba Planet» lo stesso non si può dire per i lavoratori delle altre marche del gruppo. La Annibal, infatti, avrebbe portato con sé solo 3 lavoratori lasciando a carico della Facib gli altri. Starebbe proprio qui il cortocircuito della vicenda: «Anche se il lavoro è sempre stato fatto nello stesso modo per tutte le linee di produzione -spiegano a malincuore i lavoratori- con i marchi che se ne sono andati noi non serviamo più».
Accedere agli ammortizzatori sociali, però, non è facile. I lavoratori, essendo formalmente inseriti in un programma di rotazione della cassa integrazione (anche se hanno denunciato  irregolarità, ndr) non possono accedere ai finanziamenti agevolati disponibili per le persone nelle loro condizioni né prelevare dai loro fondi di pensione complementare. Impantanati in questo limbo dallo scorso aprile, l’unica certezza è che i 16 lavoratori in esubero stanno vivendo con i propri risparmi o l’aiuto di parenti e amici. In tutto questo, chiosano i dipendenti, «nessuno ci ha mai spiegato perché non sono stati fatti contratti di solidarietà o su quale basi sono stati scelti i lavoratori da mantenere in organico».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Gennaio 2014
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