Sedici lavoratori a casa, la crisi di Facib

La società è in crisi da un anno e mezzo e per i dipendenti si prospetta il licenziamento. L'azienda ha fatto la richiesta di concordato, ma sindacati non ci stanno e chiedono chiarezza

L’unica certezza per alcuni dei lavoratori della Facib Spa è quella di non ricevere 1 euro da 9 mesi. Sono ben 16 i dipendentdel gruppo con sede a Solbiate Olona – noto per i marchi Faciba e Armata di Mare– che rischiano di perdere il posto di lavoro a causa di una crisi aziendale silenziosa e di una complessa vicenda di cessioni. «Senza stipendio, senza il pagamento degli arretrati e senza cassa integrazione: questa è la situazione di 16 lavoratori e lavoratrici di Facib» spiegano i sindacalisti Ernesto Raffaele (Cgil) e Pietro Apadula (Cisl).
Una crisi aziendale iniziata il 29 ottobre 2012 quando la società ha presentato ai dipendenti la richiesta di concordato con il tribunale. Tradotto: tutti i debiti contratti fino a quel momento sono stati congelati. «Peccato che solo due giorni prima la società ci aveva fatto firmare un accordo per dilazionare alcuni pagamenti ai lavoratori per mancanza di liquidità», spiegano i sindacalisti. Si apre così la crisi con una prima ondata di cassa integrazione mentre qualche mese dopo, ad aprile, il tribunale di Busto nomina Giovanna Niero come commissario e Linda Vaccarella come giudice delegato. 
L’accordo firmato in estate (e oggi in attesa di valutazione negli uffici del ministero, ndr) prevede una cassa a rotazione che, però, non ci sarebbe mai stata. Alcuni lavoratori, infatti, hanno preso carta e penna per denunciare al giudice discriminazioni di trattamento chiedendosi «come possa una azienda come Facib trovare la liquidità per aprire negozi monomarca all’estero ed essere il primo sponsor della Pro Patria». Ma secondo il giudice la questione sollevata dai lavoratori «non appare rilevante». Una relazione del commissario, infatti, afferma che non ci sarebbero violazioni al piano e che l’apertura di nuovi negozi e la sponsorizzazione della squadra biancoblu sarebbero all’interno di una precisa strategia industriale.
Una risposta che ha fatto infuriare i sindacati. «A maggio è stato aperto il primo negozio "Armata di Mare" in Cina -spiegano- ed entro il 2015 se ne prevedono altri 15» mentre il progetto complessivo punta a 100 store monomarca entro i prossimi 5 anni. Dal momento che l’azienda di Solbiate Olona distribuisce i suoi prodotti indirettamente, attraverso la multinazionale New Times Groupl’operazione dovrebbe portare risorse all’interno delle casse della società. «Che fine fanno quei soldi?», si chiedono alcuni lavoratori dal momento che nell’ultimo incontro con la proprietà i fondi destinati alle vertenze sono sensibilmente diminuiti. «Ci dovrebbero essere 400.000 euro a bilancio -ricordano i sindacalisti- dai quali ci è stato detto "togliete uno zero e diminuite del 20%"» arrivando così a circa 30.000 euro da dividere in 16 persone. Proprio a fronte di queste anomalie le organizzazioni dei lavoratori promettono battaglia: «Chiediamo che sul caso indaghi un’altra procura perchè le risposte di quella di Busto Arsizio sono del tutto insoddisfacenti».

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Pubblicato il 29 Gennaio 2014
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