Quattro anni a “Zu Pippu”, condannata tutta la banda degli usurai

Erano il terrore degli impenditori del Basso Varesotto e della zona di Arona. Secondo il giudice sono colpevoli di aver prestato soldi a tassi di usura e di alcune estorsioni

Avevano costretto numerosi imprenditori a pagare cifre assurde per rientrare dai prestiti a loro concessi, oggi sono arrivate le condanne da parte del giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Busto Arsizio, Patrizia Nobile. Quattro anni per Pippo Drago, considerato il capo della banda, quattro anche per Sebastiano Patti, 2 anni a Antonino Fazio e due anche per Emanuele Federico, il braccio armato del gruppo. I primi due sono vecchie conoscenze del sottobosco criminale varesotto: entrambi siciliani trapiantati tra Busto Arsizio e Cassano Magnago. Il primo era già stato arrestato in passato per estorsione ed usura, il secondo per truffa. A chiederne la condanna è stato il pubblico ministero Raffaella Zappatini.

La vicenda nasce dalle dichiarazioni dell’imprenditore edile angerese Pietro Raso, finito in mano al clan della ‘ndrangheta dei Valle di Milano. A loro si rivolse in prima istanza per superare le difficoltà della sua azienda e per ottenere liquidità immediata ma la mossa si rivelò, com’era facile immaginare, il primo passo verso un girone infernale senza fine. Per accontentare le richieste di danaro della ‘ndrangheta, infatti, si rivolse ai due usurai Drago e Patti i quali, secondo quanto ha raccontato agli inquirenti, riuscirono ad estorcergli oltre un milione e mezzo di euro in un paio d’anni. La denuncia ai Carabinieri arriverà solo quando l’imprenditore viene portato in un bosco e costretto a scavarsi la fossa con le proprie mani, un atto dimostrativo per intimorirlo ulteriormente.

Dalla denuncia scattano le indagini dei Carabinieri di Arona ma Drago, già arrestato dalla Procura di Varese per un episodio di usura ai danni di un’imprenditrice di Vergiate, viene scarcerato per decorrenza dei termini. Le indagini dei militari, coordinate con il sostituto procuratore Zappatini, permettono di stringere il cerchio nuovamente su di lui e sugli altri della banda con l’operazione "Borgo pulito". Ne emerge un quadro sconcertante, fatto di violenze e soprusi, minacce agli imprenditori che non pagavano. Alla fine nel processo di Busto vengono contestati 3 episodi di usura e un’estorsione al Patti e una tentata estorsione e un’usura a Drago ma molte altre estorsioni sono state commesse in Piemonte dove la banda era molto attiva. Gli imputati, che avevano scelto il rito abbreviato, sono stati tutti condannati oggi, giovedì. Secondo il legale di Sebastiano Patti, Davide Toscani, ci sono i presupposti per ricorrere in appello in quanto – sostiene il difensore – tutto il processo si basa sulle dichiarazioni di Pietro Raso, da considerare inattendibile perchè parte integrante del sistema del quale dice di essere stato vittima. Il Raso, infatti, è anch’egli imputato per aver agevolato il clan trovando nuovi imprenditori da "strozzare".

 

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Pubblicato il 18 Luglio 2013
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