Broker sequestrato, arrestati i carcerieri
Presi a Ponticelli i complici dei pregiudicati anconetani fermati alla frontiera ad aprile. L'ombra della camorra
La banda che sequestrò il broker varesino Riccardo Cornacchia è tutta in manette. La squadra mobile di Varese ha arrestato i carcerieri, Aniello Di Salvatore, 31 anni e Roberto Esposito di 42 anni. Secondo la direzione distrettuale antimafia di Milano sono gli uomini che tennero il broker chiuso in un appartamento di Gravedona, minacciandolo con una arma da guerra assemblata nella ex Jugoslavia. Quella mattina, era il 21 aprile, Cornacchia era stato sequestrato davanti a casa, in via Donizettti a Varese, da finti carabinieri (per minacciarlo gli avevano fatto tintinnare le manette). Gli altri due malviventi, Riccardo Giorgi 41 anni e Massimo Ciriello 37 anni erano stati arrestati il giorno stesso a Brogeda, subito dopo aver riscosso 50mila euro di riscatto dal socio del broker, incontrato nel parcheggio dell’aeroporto di Agno, nei pressi di Lugano. Questa notte, invece, è scattato il blitz diretto agli altri due complici. Gli agenti della squadra mobile, in collaborazione con i colleghi di Napoli, li hanno trovati a Ponticelli, quartiere di Napoli, mentre dormivano in auto, forse per proteggersi da pericoli al momento sconosciuti.
Il volto dei due arrestati corrisponde all’identikit tracciato dagli inquirenti sulla scorta del racconto del broker. La polizia è però arrivata a loro grazie all’analisi dei traffici telefonici nelle ore del sequestro. L’ordina di custodia cautelare è stato spiccato dal gip di Milano Giovanna Verga, su richiesta del pm Francesco Prete della Dda. Le accuse sono sequestro di persona a scopo di estorsione e porto illegale di armi. Ma le indagini puntano a chiarire il movente che sta dietro alla strana vicenda; questa mattina è stato chiuso un capitolo rilevante, quello del piano e degli esecutori materiali. L’agguato di Varese era stato infatti preparato con cura, la banda conosceva molto bene gli spostamenti di Cornacchia e del socio, le abitazioni, le auto, i luoghi frequentati. Avevano affittato la casa di Gravedona (Como) – il covo del sequestro – su Internet, ma pare avessero cercato anche di affittarne una a Varese.
Ora che la manovalanza è in carcere, resta da chiarire chi sia il mandante e perché. Gli arrestati hanno tutti esperienza criminali nelle estorsioni e precedenti nell’orbita dei clan camorristici, la loro sembra un’impresa di recupero crediti mal riuscita. Ma Cornacchia ha chiarito di non avere debiti. Il nodo centrale rimane l’operazione che il broker stava curando e che era finita nelle more dell’autorità elvetica. La sua società aveva gestito il passaggio di proprietà di una banca on line offshore, ma era stata chiusa dagli Svizzeri con l’accusa di aver esercitato attività bancaria senza autorizzazione. Per quell’episodio c’è un procedimenti in atto a Lugano. I crediti sono stati congelati e chi li vuole esigere alla luce del sole deve rivolgersi alle autorità elvetiche. Ma non tutti, evidentemente, possono seguire questa strada: resta dunque da chiarire chi abbia dato ordine di chiedere informazioni, con le armi in pungo, al broker.
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