L’impronta contesa

La proposta di raccogliere le impronte ai rom ha scatenato una serie di polemiche anche su Varesenews. Confronto a distanza tra le posizioni di Angelo Zappoli e Stefano Gualandris

“Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far le parti uguali tra diseguali”.
Oggi più che mai la parole di Don Lorenzo Milani si rivelano forti e chiare. Dopo oltre quarant’anni conservano ancora tutta la loro potenza. In questi giorni molti sembrano dimenticare quali sono le vere dimensioni dei problemi.
Bene ha fatto Amos Luzzatto, ex presidente delle Comunità Ebraiche Italiane, a levare la sua autorevole voce. Da bambino, alla fine degli anni trenta era stato cacciato dalle scuole italiane e veniva deriso perché “Giudeo”. Con coraggio ha affermato che “il male fatto a quel bambino è profondo e oggi rischiamo di ripeterlo con l’infanzia dei rom”.

Dalla paura dell’Islam, cosiderato il pericolo mondiale numero uno anche qui a casa nostra, l’attenzione negli ultimi mesi si è spostata sugli zingari. Loro i colpevoli di tutto il male possibile. Loro quelli che vanno snidati e cacciati. Addirittura sono stati paragonati a esseri da derattizzare. Poi molta ipocrisia su presunti provvedimenti che verrebbero presi solo per ragioni umanitarie.

Su questo anche sul nostro giornale si è scatenata una bagarre incredibile e in alcuni casi imbarazzante. Alcuni lettori sembrano vedere la vita come una partita di calcio dove tifoserie avversarie si insultano e basta. Fare i cori su questioni così delicate rischia di far venir meno i ragionamenti e questo non aiuta a risolvere nessun problema.

Colpisce vedere ancora un partito politico come la Lega, che governa questo territorio da 15 anni, doversi difendere da accuse infamanti come quella di razzismo e xenofobia. Colpisce perché delegittima l’operato di tanti amministratori, militanti, simpatizzanti che cercano di agire per migliorare la realtà.

Fa bene allora il consigliere leghista Stefano Gualandris ad indignarsi, a formulare tante domande e poi a tuonare scrivendo: “Aiutare vuol dire prendersi l’onere di scelte difficili che però puntino all’integrazione e alla creazione di una comunità di individui rispettosa della Cultura e delle Leggi dello Stato, la creazione di una comunità di individui tutti uguali”.
Questa posizione è condivisibile ma contiene in sé molte contraddizioni, a partire proprio dal riferimento alla legalità.

La nostra Costituzione parla di rimuovere gli ostacoli per arrivare a una reale uguaglianza. A questo si riferiva don Milani. Prendere le impronte digitali solo ad alcuni bambini non va certo in questa direzione e dimentica che sono proprio questi la parte debole, anche quando delinque. Certamente non vanno dati premi, né tanto meno giustificati in alcun modo o accettati acriticamente comportamenti delittuosi, ma la soluzione non passa certamente da un’impronta digitale o peggio ancora da vere e proprie campagne di odio come quelle che stiamo vivendo da due mesi a questa parte.

Non serve a niente dare pagelle, ma sentirsi la morale da persone che fanno dell’intolleranza e dell’insulto il proprio modo di agire questo proprio no.
Basta leggere molti dei commenti agli articoli sulle posizioni di Angelo Zappoli, consigliere varesino di Rifondazione comunista e Stefano Gualandris per restare senza parole.

Quello che scrive Zappoli non solo è condivisibile, ma indica un percorso coerente che non contrasta affatto con quanto affermato da Gualandris. "E’ necessario riportare il dialogo nelle realtà concrete del malessere non lasciare soli gli esclusi, confrontarsi con le radici del disagio sociale e insieme costruire le ragioni e i valori di una cittadinanza per tutti che considera la legge uguale per tutti e protegge chi cerca accoglienza e dignità”. Intorno a queste parole invece, alla faccia della tolleranza e della possibile riflessione, è partito un coro di insulti.

Occorre lasciar da parte tanto livore e guardare dritto alla voglia di cambiare in meglio la realtà. Per questo la frase di don Milani può illuminare. Chi di noi cambierebbe la propria vita, la propria sicurezza, il proprio benessere per andare a fare accattonaggio o per entrare in una villetta a rubare? Se iniziassimo a considerare davvero ogni essere umano come una persona, forse si troverebbero le soluzioni ai problemi con la partecipazione di tutti senza bisogno di fare la ola a Maroni, o a chicchessia.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 02 Luglio 2008
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.