Quei terribili giorni al cairo raccontati dai pacifisti varesini
Incontro alle Acli per raccontare i maltrattamenti subiti dalla polizia egiziana da parte di un gruppo di pacifisti che voleva partecipare alla Gaza Freedom March, in ricordo delle vittime dell'operazione israeliana "Piombo fuso"
«Volevamo manifestare per Gaza ma in Egitto abbiamo capito che c’è un altro regime da combattere». E’ questa una delle frasi più ricorrenti all’incontro alle Acli di Varese, organizzato dai pacifisti varesini che hanno partecipato alla Gaza Freedom March o che, perlomeno, avrebbero voluto parteciparvi. In realtà sono rimasti bloccati a Il Cairo dal 31 dicembre fino a lunedì scorso insieme ad altre 1.700 persone che, come loro, avrebbero voluto partecipare alla manifestazione in ricordo dei 322 minori uccisi durante l’operazione israeliana passata alla storia con il nome di "Piombo fuso", contro i palestinesi della Striscia di Gaza.
I volontari hanno raccontato la loro esperienza davanti ai cronisti. Se con gli italiani la polizia egiziana è stata più morbida non lo è stata con molti altri manifestanti e con alcune donne egiziane che hanno osato avvicinarsi all’ambasciata italiana, dove i manifestanti italiani hanno soggiornato in attesa di rientrare. I racconti parlano tutti di violenza nei confronti delle donne e anche un’attivista italiana avrebbe preso un pugno in faccia nel tentativo di difendere un’altra donna.
Franco Zanellati ha proposto di boicottare l’Egitto partendo dal blocco del turismo. Infine l’annuncio che è in fase di realizzazione un video nel quale verrà riassunta la difficile esperienza dei pacifisti in Egitto. Dalle 8 ore di filmati registrati e in fase di montaggio potrà venir fuori una interessante testimonianza sui metodi utilizzati dalla polizia egiziana nei confronti di pacifici manifestanti.
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